Regia di John Huston vedi scheda film
Molto pessimista questo film, quasi cinico. Dico quasi perché c'è qualcuno dei personaggi che ha ancora qualcosa di buono dentro di sé, anche se molto flebilmente. Mi riferisco al protagonista (se così si può definire), il quale ha ancora un coscienza che in qualche modo protesta di fronte alla spietatezza dei metodi dello spionaggio, un luogo dove la vita umana e le sofferenze delle persone non hanno alcun valore. La ragazza bruna, invece, non è malvagia o corrotta, ma sembra come spinta da un oscuro impulso autodistruttivo ad uccidere volontariamente la sua innocenza e quello che di buono ha ancora dentro di sé. Il tono generale del film è piuttosto cupo, funzionale a ritrarre un mondo mostruoso e disumano, dove tra l'altro l'amicizia e la lealtà non esistono, ma solo il tornaconto egoistico. Lo definirei un film disperato, che nel finale ci lascia da una parte in sospeso, dall'altra col fondato timore di quale possa essere la scelta del protagonista.
John Huston, che si ritaglia la particina dell'ammiraglio della Marina, in vecchiaia divenne molto amaro e pessimista, e questo film ne è una conferma. Il regista aveva già dato il meglio di sé; qui mi sembra che giri discretamente ma con poca convinzione, quasi solo per sfogare la sua amarezza sulla vita.
Un'altra cosa: il film è percorso dall'inizio alla fine da perversioni sessuali assortite (anche quelle che oggi non vengono più considerate tali). La scena dell'omicidio della moglie della spia russa – a colpi di manate e pugni in tutto il corpo – è di una violenza tremenda.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta