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La cena delle beffe

Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film

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La recensione su La cena delle beffe

di champagne1
8 stelle

E chi non beve con me, peste lo colga!

Nella Firenze Medicea, il mite Giannetto è perseguitato dai fratelli Chiaramontesi, Neri e Gabriello, che non perdono occasione per prendersi gioco di lui. L'ultima occasione è data dall'agguato con cui Neri gli ha sottratto la donna amata, Ginevra.

Sotto la protezione del barone Tornaquinci, egli decide finalmente di andare al contrattacco usando l'unica arma che possiede, l'astuzia. E quindi nell'occasione di una cena di pace offerta proprio dai Tornaquinci ai fratelli Chiaramontesi, Giannetto - mentre finge di continuare a subire le vessazioni verbali e fisiche del nerboruto Neri - in realtà mette in luce la sorda rivalità fra i due fratelli entrambi innamorati della bella Ginevra, tanto da costringere Gabriello ad abbandonare anzitempo la cena. A Neri invece propone una strana scommessa, grazie alla quale riesce a trascorrere la notte con Ginevra, mentre Neri è creduto pazzo.

Giannetto svela a Ginevra la beffa, ma presto arriva Neri armato di roncola che viene però arrestato e rinchiuso in un sotterraneo di Palazzo Medici. Qui Giannetto lo sottopone, nell'intento di umiliarlo come per tanti anni lui fu da quello umiliato, alla “prova della pazzia”, ovvero gli fa sfilare davanti varie persone che possano commuoverlo: tra queste vi è Lisabetta, ancora innamorata di lui e che gli consiglia di stare al gioco e fingersi davvero pazzo.

Finalmente liberato, arriverà per Neri la notte della resa dei conti nella camera da letto di Ginevra ....

 

 

Storia dai contenuti forti e torbidi, tratto dall'omonima opera di un moderno scrittore fiorentino (Sem Benelli,1877-1949).

Benelli era epigono di un teatro d’impronta dannunziana, con il gusto del colore locale e storico, accenni di erotismo morboso e di tormento psicologico, di  quello spleen alla Baudelaire, e fantasie malvagie con le tinte di un linguaggio classico decadente.

Il Dizionario Mereghetti definisce il film un melodramma torbido e serrato, incredibilmente ambiguo e sanguinoso per l'epoca con una sottesa componente omosessuale nella relazione tra gli antagonisti.

Blasetti fa un film con impostazione teatrale in una età di mezzo: ancora presto per poter parlare di neorealismo (che non esiste ancora), mentre i canoni degli anni '20 si sono ormai dissolti.

Ricordato per il seno nudo di Clara Calamai, il primo dell'epoca in un'opera di grande portata, per il quale il film fu edito senza censurare la scena, ma applicandovi il divieto alla visione ai minori di 16 anni.

Ricordato per il grande Amedeo Nazzari (nei panni di Neri) e il suo aforisma più noto: E chi non beve con me, peste lo colga!

Ricordato anche perché Osvaldo Valenti (Giannetto), fascista coinvolto nella Repubblica di Salò, fu rimosso dal cartellone quando l'opera venne re-distribuita nel 1946, a guerra finita.

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