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The Prayer

Regia di Cédric Kahn vedi scheda film

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La recensione su The Prayer

di alan smithee
6 stelle

locandina

The Prayer (2018): locandina

BERLINO 68 - COMPETITION - PREMIO PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE A ANTHONY BAJON - CINEMA OLTRECONFINE

Thoman ha 22 anni ed è un tossicodipendente; per uscire dal tunnel della droga, decide di raggiungere una comunità isolata tra le pendici di una impervia zona montagnosa francese, gestita da ex drogati che sono riusciti a liberarsi della mortale dipendenza. La cura prescelta per guarire è la preghiera, combinata col lavoro manuale, alla maniera dei frati francescani.

In quel posto rigoroso ma ad ingresso e permanenza facoltativa, pur seguito e coordinato, protetto da un "anziano" ormai fuori pericolo (lo interpeta un attore giovane, ma piuttosto noto nell'ambito del cinema transalpino, Damien Chapelle), il ragazzo riuscirà a trovare una dimensione di vita per poter rintracciare la via del recupero. 

Attraverso l'osservanza della regola, il suo spirito ribelle ed indomito imparerà ad attenersi alle rigorose regole monastiche del luogo, rafforzato dalla solidarietà e dall'amicizia. Almeno fino a che incontra una ragazza, di cui perde letteralmente la testa. 

Riuscirà e coniugare questo sentimento e desiderio naturale, spontaneo, e pur positivo, con i propositi atti a tirarlo fuori dal tunne ldella dipendenza?

Anthony Bajon

The Prayer (2018): Anthony Bajon

scena

The Prayer (2018): scena

Il regista di Roberto Succo e di La noia, Cédric Kahn, anche attore piuttosto attivo e volitivo, torna in regia con una storia ispirata alle inchieste di un giovane scrittore, che si è documentato a fondo sulle esperienze religiose intraprese a scopo curativo da giovani tossicodipendenti nella provincia francese. Ne scaturisce un film che si fa forza sui rapporti umani, che reggono ogni asperotà e difficoltà di vita e finiscono per essere la conferma di ogni tentativo di liberazione da tentazioni o false illusioni che finiscono per portare ad una fine orrenda e prematura. 

Tra le cose positive di un film che, dopo Uomini di Dio di Xavier Beauvois, risente di una sensazione inevitabile di déjà vu anche in presenza di una trama ben circostanziata, e di riflessioni ben calibrate, oltre che di una atmosfera rarefatta che rende bene la sacralità del luogo e dell'atteggiarsi, con una potenza che ricorda qualche volta lo stile "olmiano" - certamente spicca il volto ancora quasi bambino di Antohony Bajon, esordiente ed incantatore della giuria della Berlinale che ha voluto premiarlo addirittura come miglior attore: il suo candore di anima persa che cerca in tutti i modi di riscattarsi in effetti è la vera folrza di un film che tuttavia non sa andare oltre situazionie e vicissitudini già viste. 

Hanna Schygulla

The Prayer (2018): Hanna Schygulla

Anthony Bajon

The Prayer (2018): Anthony Bajon

Folgorante inoltre la presenza, in un cameo portentoso, di Hanna Schygulla nei panni di una suora severa e anche materna, che quasi si impadronisce dello schermo dando vita ad un personaggio pieno di simbolismi e pure di contraddizioni, a cui è stato davvero opportuno e saggio offrirne la parte ad una attrice che è ormai un mito del cinema d'autore europeo.

Come nel precedente film di Kahn, Vie sauvage, il rapporto tra la vicenda e l'ambiente circostante, pure in questo caso una natura libera e quasi completamente allo stato brado, costituisce una "liaison" importante, fondamentale, indispensabile a percorrere un percorso di recupero reso necessario da una delle più classiche contaminazioni e derive a cui è soggetta molta della gioventù che ha perso ogni fiducia in se stessa, e cerca l'emozione altrove, devastandosi.

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