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La forma dell'acqua

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su La forma dell'acqua

di Fanny Sally
7 stelle

Il raffinato genio visionario Del Toro filma una personalissima rivisitazione dell'immortale favola de La bella e la bestia, condendola di elementi di metacinema e qualche superficialità di troppo.

Acclamata quasi unanimamente dalla critica e vincitore di un premio Oscar come miglior film 2018, l’ultima fatica cinematografica di Guillermo Del Toro è in buona sostanza una favola romantica che molto attinge alla tradizione, sia in termini contenutistici sia in termini filmici, pur essendo arricchita da quel lieve tocco di tenebroso, nostalgico e grottesco tipico dello stile dell’apprezzato regista messicano.

 

La storia, ambientata nell’atmosfera grigia e tesa dell’America dei primi anni sessanta assillata dall’incubo della guerra fredda, è quella di Elisa, donna non più giovanissima né particolarmente attraente, affetta da mutismo, introversa, abitudinaria e solitaria che lavora per un’impresa di pulizie presso un laboratorio di proprietà del governo. Qui una notte viene trasferita una misteriosa creatura anfibia catturata in un remoto villaggio dell’Amazzonia che gli scienziati militari intendono studiare e sottoporre a crudeli esperimenti.

Elisa, dapprima impietosita, comincia ad occuparsi di nascosto di quello strano essere, nutrendolo e facendogli compagnia, scoprendo poco a poco una bizzarra attrazione per lui: entrambi non possono comunicare come gli altri, ma finiscono per comprendersi e scoprire delle affinità, così che la donna gradualmente si sente sempre più attratta da quello che per tutti è soltanto un mostro da sfruttare e uccidere. La sua crescente affezione per la creatura umanoide tuttavia è ostacolata dal cinico e violento colonnello Strickland, responsabile della struttura.

 

La paura e il disprezzo per il diverso, l’amore che supera qualunque ostacolo, la lotta tra ragione e sentimento e più semplicemente tra buoni e cattivi sono i temi fondamentali attorno a cui ruotano le vicende rappresentate, argomenti classici ma sempre attuali e funzionanti che il film riesce a raccontare quasi in maniera nuova affascinando lo spettatore, pur nella prevedibilità della soluzione finale (peraltro già suggerita nella suggestiva sequenza di apertura). La visione comunque, nonostante la durata prolissa, scorre fluidamente e si rivela gradevole, grazie anche all’inserimento di piccole parentesi ironiche date dal personaggio di Zelda, collega e amica della protagonista, che intervallano quelle più sentimentali o crude. Particolarmente delicata e quasi onirica è la maniera in cui vengono presentate le scene passionali tra la donna e il mostro, la cui resa avrebbe potuto essere decisamente scabrosa o disturbante. Forse a non convincere troppo è proprio la fattura della creatura acquatica, che ha un’inquietante fissità facciale.

 

Ci sono comunque qua e là dei punti deboli, tanto in alcuni snodi della trama quanto nella resa di alcuni personaggi, l’antagonista in primis che appare un po’ come un cattivo monodimensionale, appunto da racconto favolistico. A mantenere comunque alto il livello della pellicola è senza dubbio la regia di del Toro, ricca di citazioni anche metacinematografiche, e la nebulosa fotografia che trasporta lo spettatore nel clima sospeso e quasi irreale della storia, animata dalle convincenti interpretazioni del cast.

 

Nel complesso è un film che, al di là di alcune piccole cadute di tono, intriga e appassiona e che merita la visione soprattutto se si è ammiratori del genere fantasy e del regista.

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