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La forma dell'acqua

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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La recensione su La forma dell'acqua

di AlbertoBellini
6 stelle

locandina

La forma dell'acqua (2017): locandina

 

Dedicato ai mostri e ai sognatori. Guillermo del Toro prosegue il suo personale percorso di cantastorie con The Shape of Water: Elisa (Sally Hawkins), giovane donna muta, lavora in un laboratorio scientifico di Baltimora, nel mentre gli americani combattono i sovietici. Impiegata come donna delle pulizie, Elisa è legata da una profonda amicizia a Giles (Richard Jenkins), vicino di casa omosessuale, e a Zelda (Octavia Spencer), collega afroamericana che lotta per i suoi diritti dentro il matrimonio e la società. Nel laboratorio è custodita una creatura anfibia dotata di grande intelligenza e sensibilità; a rivelarne la scoperta è Elisa, che condannata al silenzio e alla solitudine, se ne innamora, sentendosi ricambiata da quel mistero capace di vivere tra acqua e aria. Ad ostacolare la peculiare relazione ci sarà il violento colonnello Strickland (immenso Michael Shannon).

Nulla di particolarmente nuovo per del Toro, che torna ad imbastire una storia con protagonisti i diversi, i diversi che abitano in un mondo di mostri dall’aspetto rassicurante. Il vero mostro è l’uomo (qui Shannon è tangibilmente disgustoso), e con il regista messicano questo lo abbiamo potuto imparare già in passato, con La spina del diavolo o Il labirinto del fauno, film nei quali l’elemento fantastico era trattato sì con affetto, ma anche e sopratutto con freddezza: gli spettri, il fauno, le presenze maligne e persino i personaggi di un cinefumetto come Hellboy inquietavano, e ancora inquietano. Uno stato amaro, che provocava soggezione, e che non trasmette completamente le medesime sensazioni in quest’ultimo The Shape of Water, ove con la creatura vittimizzata e una love story sembra si voglia conquistare lo spettatore. Si avverte dunque della stucchevolezza e una considerevole dose di buonismo (in particolare nella scrittura dei personaggi leggermente stereotipati) – a causa anche delle seppur piacevoli musiche di Alexandre Desplat –, che rendono The Shape of Water il lavoro più ‘scaltro’ del regista messicano. Tuttavia, ad un cineasta (e uomo) come Guillermo del Toro non si può non voler bene; tra tutto ciò infatti, si percepisce comunque tutto l’amore di un padre che culla i propri personaggi e i propri racconti come fossero dei figli, sangue del proprio sangue. Non si fa mancare nemmeno la passione per il cinema, fra una miriade di citazioni e omaggi, a partire dalla forma estetica della creatura (interpretata da Doug Jones, presenza fissa nella filmografia di del Toro), che richiama chiaramente Gill-Man o il mostro della laguna nera del film omonimo di Jack Arnold. C’è poco da fare; del Toro i mostri li ama, li adora, con essi ci discute, ci canta e ci danza, e ci fa anche l’amore – un amante del musical come me non avrebbe potuto che godere della bellissima sequenza in bianco e nero.

Ci sono diverse cose grandiose in The Shape of Water, e altre meno. È un film furbo ma genuino, sentimentale ed ingenuo, forse anche troppo, come la sua protagonista, un’Amélie Poulin non del tutto innocente. Ha conquistato e conquisterà ancora, e molto probabilmente si porterà a casa buona parte degli Oscars ai quali è candidato, ma nonostante tutto, è giusto così. Perché diciamocelo, Guillermo del Toro se lo merita. I mostri se lo meritano. Pertanto, lunga vita al Cinema e alle fiabe.

 

Sally Hawkins, Doug Jones

La forma dell'acqua (2017): Sally Hawkins, Doug Jones

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