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Brad's Status

Regia di Mike White vedi scheda film

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La recensione su Brad's Status

di freemind
8 stelle

Reminiscenza d'arte intimista. Bel film. Afflitto dall'alternanza di stati d'animo contrapposti (preoccupazioni, ansia, senso di fallimento; gratitudine, soddisfazione, etc.), il protagonista accompagna suo figlio dalla California natia a Boston per sostenere il colloquio d'ammissione ad Harvard. Grandi temi esistenziali bollono in pentola.

Sono fresco di visione. Mi è piaciuto. Sicuramente, essendo padre al galoppo verso la cinquantina come il personaggio interpretato dal Sig. Stiller, non è stato difficile ritrovarmi, almeno in parte, nella sua visione della realtà. Per mia fortuna, peraltro, da anni cerco di coltivare la filosofia del bicchiere mezzo pieno. 

La trama: anche alla luce della breve premessa di cui sopra, ritengo che la trama sia interessante in quanto attraverso la tela narrativa della pellicola vengono toccati numerosi temi con cui, lo si voglia o no, se ne sia consapevoli o no, la maggior parte delle persone deve, prima o poi, confrontarsi. Le preoccupazioni, le aspirazioni, i progetti, i rimpianti, il lasciar andare, il significato della propria esistenza  credo possano dirsi i temi cardini del sistema semantico del lungo oggetto del presente contributo. Brad attraversa la c.d. "crisi della quarantina". Si guarda indietro: crescono rimpianti. Guarda avanti: la mente si affolla di preoccupazioni e insoddisfazione. Ho apprezzato la recitazione del Sig. Stiller. I suoi momenti di straniamento rispetto al contesto. I flash back che illustrano allo spettatore scampoli della sua vita universitaria. Riuscita, inoltre, a mio avviso, l'utilizzazione della tecnica della rappresentazione dei vari film che Brad proietta nella sua mente pensando, spinto dal pessimismo, dall'insoddisfazione e da genuina e non celata invidia, alla vita che conducono i suoi ex compagni di studi. Il Sig. Abrams, Troy nel film, figlio di Brad, brillante diciassettente, aspirante candidato all'immatricolazione ad Harvard, interpreta in modo, credo, intelligente e azzeccato il proprio personaggio. Mi piace il suo aplomb, la sua calma quasi serafica, scalfita solo, e per pochi istanti, dalle uscite fuori luogo del padre. Degli altri personaggi, non scriverei in quanto marginali. Grandi attori, naturalmente, come Luke Wilson, Micheal Sheen, etc., ma ritengo che il focus della pellicola sia su Brad e suo figlio. 

La regia mi è parsa puntuale, adatta ai temi e al ritmo del film. Riuscita, credo, la scelta dei numerosi primi piani aventi ad oggetto Brad, in silenzio, perso nelle sue remiscenze di giovinezza o nelle fantasticherie sulle vite presuntamente perfette, colme di ricchezza e successo sociale, dei suoi ex compagni di studi.

Ogni pellicola, come ogni prodotto culturale, si sa, genera viaggi del tutto individuali in ogni fruitore. Per me è stato un bel viaggio. Un film 'thought provoking', per dirla con gli anglosassoni. Fonte di riflessioni esistenziali e, dunque, in definitiva, filososofiche, profonde. 

La visione di questo film mi ha ricordato del pensiero di tanti pensatori, occidentali ed orientali, che hanno sempre sottolineato, ai fini di un'esistenza serenza, l'importanza, per citarne solo alcuni, dei seguenti valori: semplicità, umiltà, non competizione, accettazione, gioia e gratitudine per quel (anche se poco) che si ha (penso al tozzo di pane che, ad esempio, in tempo di guerra spesso poteva comparire sulla tavola degli italiani insieme a un po' d'acqua o latte generando autentica gioia). Altro tema importante: vivere nel qui ed ora. Cosa che Brad sembra quasi incapace di fare, tanto il passato e il futuro lo opprimono giorno e notte.

Altro tema profondo toccato: nella vita, meglio / è più giusto lanciarsi in un'attività professionale che generi grandi ricchezze per sé, per poi eventualmente, con i propri soldi, fare beneficienza (come Bill Gates, esempio più volte citato nel film), oppure intraprendere un'attività lavorativa che, in partenza, è votata al bene degli altri, a chi manca di beni o servizi essenziali? 

Brad sembra accorgersi di aver scelto un'attività lavorativa scollata dalle proprie aspirazioni. Lavora per una ONG ma invidia i suoi ex compagni di studi che - per quanto gli sembra - fanno soldi a palate nella finanza, nella politica, etc. 

In buona sostanza dunque, un grande campo di indagine introspettiva è quello della correlazione tra aspirazioni profonde e scelte di vita. Tanto più le due sono in accordo, tanto più elevato sarà il livello di soddisfazione esistenziale dell'individuo. 

Segnalo, in chiusura, che, com'è facile intuire sin dalle prime battute del film, la vita apparentemente perfetta e senza increspature degli ex compagni di studi di Brad, perché è così che lui la immagina, si rivela non essere esattamente tale. Questo si configura, credo, come un altro saggio monito: attenzione, l'erba del vicino sembra più verde, ma spesso non lo è. Le difficoltà, di fatto, interessano ogni essere umano. Ci sono fasi della vita in cui se ne devono affrontare meno e anni in cui se ne può essere travolti da un gran numero. Ma, si sa, nella vita, gioie e dolori. 

Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggere il mio piccolo contributo.

Viva il cinema, viva l'arte.

Buona continuazione. 

   

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