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Chesil Beach

Regia di Dominic Cooke vedi scheda film

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La recensione su Chesil Beach

di alan smithee
7 stelle

Nei primi anni Sessanta, incrociamo una coppia timida ed impacciata di sposini in procinto di sistemarsi nell'hotel che li accoglierà per la prima notte di nozze, e durante il soggiorno previsto per celebrare la tradizionale luna di miele.

I due giungono un po' spossati dopo i festeggiamenti, ed emozionati per via delle incognite, ma anche dell'ebbrezza, che la vita coniugale a loro sconosciuta infonde nell'animo.

Ma se il ragazzo, di famiglia basso borghese e con una madre afflitta da gravi turbe psichiche, appare possibilista verso l'imminente futuro tutto da chiarire e provare, ed anzi galvanizzato dall'idea della prima esperienza matrimonial/sessuale ormai vicina ad essere vissuta, la ragazza al contrario - una musicista molto quotata, di famiglia benestante e pure un po' snob - si trova a vivere quel momento pieno di incognite col terrore di stare per andare incontro all'esperienza cruciale più difficile della vita.

Non sarà sufficiente la bellezza quasi fatata del luogo di mare uggioso ma suggestivo che accoglie i due sposini, per stemperare una tensione che si fa palpabile e diventa ingovernabile nel momento in cui i freschi coniugi tentano il primo approccio fisico nel confortevole letto coniugale che li accoglie.

Non basta la diligenza di essersi studiata un manuale di intimità coniugale per stemperare certi ostacoli che per la ragazza appaiono muri insidiosi ed invalicabili. La verità restituita nella sua crudezza dopo lo choc del primo approccio, non farà che rendere invalicabile un ostacolo che probabilmente, un po' di esperienza avrebbe aiutato a superare con maggior disinvoltura e meno traumi.

Dal bel romanzo di Ian McEwan, coinvolto nel progetto in modo diretto come responsabile della trasposizione dello script, Chesil Beach mantiene la più perfetta fedeltà al romanzo, restituendo palpabili e vitali le tensioni che devastano l'una, ed invece attizzano l'altro degli elementi della coppia, rendendo la congiunzione dei due un dramma in grado di costruire tra gli stessi, pur affezionati reciprocamente ed uniti da sincera seppur vaga e confusa attrazione , una muraglia impenetrabile come un abisso vorticoso ed incontrollato che travolge e distrugge.

Come nel romanzo omonimo, Chesil Beach riesce a rendere perfettamente palpabile il senso di perdita che devasta i due giovani dopo la fuga di lei ed il drammatico chiarimento che li separerà per sempre in quel lembo di spiaggia di sassolini paradisiaca che disegna dune e sfondi quasi magici.

McEwan riesce con estrema finezza e lucidità a tradurre in sentimenti divergenti e contrastanti, le sensazioni che si accumulano e concentrano sui due sposi, creando le premesse per dar vita ad una tempesta di sentimenti in grado di generare una bufera sentimentale senza soluzione, fautrice di un triste addio che riduce entrambi gli sposi con quell'amaro in bocca destinato a durare tutta una vita.

Al servizio di una sceneggiatura così fine e calibrata, impreziosita da due interpreti in stato di grazia come la ormai diva Saoirse Ronan e la bella scoperta rappresentata dal valido aitante Billy Howle, il regista debuttante Dominic Cooke può permettersi il lusso di pensare solo a posizionare correttamente la macchina, dando vita a coreografie e composizioni esteticamente meravigliose, che paiono concentrazioni di pura bellezza, ove il rischio di didascalismo e calligrafia viene tuttavia scongiurato dalla potenza espressiva che i sentimenti contrastanti e messi finalmente a nudo in capo ai due protagonisti, riescono a conferire a beneficio della pellicola che si porta avanti nel tempo sino a raggiungere inostri giorni.

E lo spettatore - inizialmente stordito da tanta formale bellezza ed estetismo, e poi scosso dalla schiettezza con cui il problema della incompatibilità sessuale di coppia, favorita in senso negativo da quel dilagante perbenismo che vietava tassativamente alle coppie di fidanzati ogni sorta di esperienza prematrimoniale, magari invece utile ad evitare episodi incresciosi come quello che accade ai nostri due - rimane come imprigionato da uno struggente, doloroso senso di perdita che la vita talvolta restituisce in età ormai adulta, quando si arriva, in epoca di bilanci, a percepire che una scelta sbagliata o presa troppo focosamente senza la dovuta cautela e riflessione, finisce per porci dinanzi ad un inevitabile oblio generato dall'irrisolutezza che la nostra decisione istintiva e poco meditata ha finito per creare, compromettendoci.  

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