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La decima vittima

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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La recensione su La decima vittima

di supadany
7 stelle

Oggi che un film come “Hunger games” spadroneggia in lungo ed in largo fa ancora più impressione vedere come un regista italiano nel lontano 1965 abbia proposto un futuro distopico non molto distante nell’assunto, magari senza mantenersi costantemente propositivo ed intellegibile lungo tutto l’arco del suo film, ma al contempo regalando una serie di dettagli e zampate degne di un autore non convenzionale.

In un futuro privo di guerre viene legalizzata la caccia all’uomo alla quale partecipano tutti coloro che accettano le condizioni che prevedono, tra le altre cose, di dover essere a volte preda ed a volte cacciatore e di dover sopravvivere a dieci sfide per poter ottenere tutti gli onori del caso.

Caroline (Ursula Andress) è alla sua ultima caccia e parte dagli States per Roma per uccidere Marcello (Marcello Mastroianni).

 

 

Miscuglio sfuggente quello proposto da Elio Petri in questo contesto futuristico con poca speranza che parte forte di un incipit folgorante con quel cambio di prospettiva che vede la fuggitiva Ursula Andress sovvertire i ruoli per poi entrare nel vivo di un ingranaggio al quale aggiunge un particolare dietro l’altro lungo tutto il corso della pellicola.

In questo modo le novità ed i punti di vista diventano molteplici e sanno essere anche raccapriccianti (per esempio vedasi la considerazione riservata agli anziani, tenuti nascosti, laddove possibile, per evitare che vengano eliminati), in una narrazione variegata e mai banale.

Al contempo vi è anche l’ambizione di mescolare generi ed in questo caso non sempre le cose funzionano al meglio, ma non è certo il coraggio a mancare.

Soprattutto lungo il finale un continuo tourbillon di stravolgimenti genera probabilmente più confusione che altro, ma in ogni caso il messaggio generale appare chiaro e per nulla mitigato nella sua estrema essenza.

Dunque un Elio Preti non al suo meglio (ma quando si parla “del suo meglio” si fa comunque riferimento all’eccellenza), ma mai banale e che offre una prospettiva di tutto rispetto che ancora oggi, visto col senno di poi, genera una serie di considerazioni su cosa eravamo, cosa siamo e cosa saremo che merita una sincera considerazione.

Opera imperfetta, ma suggestiva e segnata da uno stile deciso, che merita senza ombra di dubbio di essere visionata e magari pure vivisezionata.

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