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Beata ignoranza

Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film

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La recensione su Beata ignoranza

di nickoftime
5 stelle

Nessuno ha mai detto che il mestiere di genitore sia un compito facile ma da un po’ di tempo a questa parte il cinema italiano ha deciso che sia ora di rendere pan per focaccia restituendo ai bambini al loro ruolo di vittime sacrificali dell’istituzione matrimoniale e a chi li ha messi al mondo le responsabilità che gli derivano. Motivo scatenante di questa tendenza è' come al solito l’endemica incapacità da parte degli adulti di corrispondere almeno in parte alle caratteristiche di maturità imposte dal ruolo in questione. Come ha modo di constatare Nina, la giovane donna che in “Beata ignoranza” di padri ne ha addirittura due: Ernesto (Marco Giallini) che l’ha cresciuta credendola sua figlia  e appunto Filippo (Alessandro Gassman), il padre biologico, ignaro del fatto che la ragazza potesse essere il frutto di una notte d'amore con la madre della ragazza. Peccato che tanto Ernesto quanto Filippo ritrovatisi a insegnare nello stesso liceo dopo anni di belligerante lontananza siano afflitti da un surplus d’infantilismo che non solo gli impedisce di fare pace con il proprio passato riannodando i fili di un'amicizia interrotta anzitempo ma anche di entrare in sintonia con lo stato d'animo e le esigenze della loro “pargoletta”.

 

Sulla falsa riga della commedia all’italiana e con il pretesto di mettere alla berlina le ossessioni della società iper informatizzata il regista Massimiliano Bruno ("Nessuno mi può giudicare", "Gli ultimi saranno gli ultimi") ripropone lo schema caro ai “mattatori” del nostro schermo, con Marco Giallini nella parte dell’uomo tutto d’un pezzo, ligio al dovere e ai valori della tradizione e con Alessandro Gassman nel panni del guastatore di turno, internauta compulsivo e narciso, pronto a trarre vantaggio da ogni situazione. Se   gli attori insieme (“Se Dio vuole”) o in trasferta (“Loro chi?” per Giallini, “Onda su onda” per Gassmann) avevano già dato prova di saper interpretare il ruolo anche per la tendenza a condividere la scena con gli altri colleghi, a venire meno è la plausibilità di una sceneggiatura che non riesce  a  conciliare i motivi privati della vicenda - relativi al complicato rapporto tra i due protagonisti come pure nell'approccio con la controparte femminile - con quelli attinenti alla critica di costume (la dipendenza da internet) e alla riflessione sullo strumento cinematografico (inteso come mezzo taumaturgico e catartico) collegata all’espediente del documentario diretto da Nina di cui Ernesto e Filippo sono protagonisti. L’istrionismo dei due attori e la recitazione un po' troppo sopra le righe appare alla lunga il tentativo - peraltro non riuscito - di sviare l'attenzione dalle magagne di una costruzione narrativa che continua a saltare di palo in frasca senza riuscire a consolidare gli spunti posti in essere in fase di premessa.

icinemaniaci.blogspot.com

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