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Camera con vista

Regia di James Ivory vedi scheda film

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La recensione su Camera con vista

di Baliverna
9 stelle

Uno dei migliori esemplari della prolifica vena di film d'epca inglesi, e certamente uno dei migliori di James Ivory.

Molto bella ho trovato questa fatica di James Ivory, ben coadiuvato dalla penna di Ruth Prawer Jhabvala. È forse meno famosa e meno impegnativa del più conosciuto “Casa Howard”, ma non inferiore. Anzi, sul più celebre successore può vantare una freschezza ed una piacevole atmosfera serena che quello non ha. Esse sono create non da ultimo dalle musiche di Giacomo Puccini, che si fondono molto bene alle immagini e al senso della storia raccontata, quindi dalla fotografia, che ha il colori bilanciati e le inquadrature sempre ben studiate. E la luce prevale sull'oscurità.

Al centro vediamo l'amore non convenzionale tra una ragazza dell'alta società inglese e il figlio di un borghesuccio vedovo, ma non per questo dal temperamento debole e dalle idee poco chiare. Anzi, è lui che aiuta la confusa e capricciosa fanciulla a vedere nitido dentro di sé. In lei, del resto, è presente una frattura che non è così raro trovare nell'animo femminile, il fatto cioè che la donna ama un uomo, ma ne vuole sposare un altro, in virtù di qualche ragionamento. Questa è però un'aporia che, se seguita fino in fondo, porta a dolorosi errori e a lacrime amare.

Tra gli attori, la colonna portante è secondo me la bella diciannovenne Helena Bohnam Carter, che di fatto è la protagonista, anche se ciò non è accreditato dai titoli. L'attrice è espressiva e perfetta per la parte; le espressioni del suo volto sono ricche di sfumature e colpiscono più volte. Anche Julian Sands, tuttavia, ci offre un'interpretazione convincente e lega bene con la Carter. Ma pure gli altri numerosi attori sono tutti più o meno bravi, alcuni di essi con un lungo curriculum alle spalle. E anche Ivory è stato molto bravo a girare le scene quando molti di loro compaiono nella stessa inquadratura, come durante il tè in giardino.

Un difettuccio del film sono gli stereotipi sugli italiani presenti nella parte girata a Firenze, elemento presente in quasi tutti i film anglosassoni girati in Italia, ma non è grave. Firenze è fotografata bene, e lo è pure la campagna fiorentina all'inizio della primavera. Infine, il bagno nello stagno ha accenti omosessuali, esce un po' dal seminato della vicenda, e vira il tono sentimentale nell'umorismo; tuttavia è presente anche nel romanzo, quindi non può essere imputato al regista.

Col passare dei decenni, i film d'epoca hanno conservato la forma e l'accuratezza dell'ambientazione, ma hanno perso nel contenuto e nei personaggi, elementi che si sono via via impoveriti. Questo è certo un felice esempio del genere, al quale guardare per infondere nuova linfa a molte produzione che tendono ad essere piatte ed esangui.

Del film ha recentemente iniziato a circolare in Italia (su La7) una versione di buona qualità, ben riversata in digitale, che rende giustizia tardiva ai pregi della fotografia e ai suoi bei colori. Prima ne circolava una versione sbiadita, presa probabilmente da qualche video-tape d'annata, com'era il DVD che comprai molti anni fa. Ora, finalmente, possiamo gustare il film nel suo splendore cromatico originale.

 

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