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A Bride for Rip Van Winkle

Regia di Shunji Iwai vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su A Bride for Rip Van Winkle

di AndreaVenuti
9 stelle

A Bride for Rip Van Winkle è un film giapponese del 2016, scritto e diretto da Shunji Iwai.

 

Sinossi: La giovane Nanami è un’insegnate che ha conosciuto il so ragazzo sui social media e ha deciso in seguito di sposarlo. 

Il matrimonio prende subito una brutta piega; lei abbandona il lavora influenzata dai consigli della suocera poi l’incontro ed amicizia con l’enigmatico Amuro non farà che peggiore la situazione, nonostante il ragazzo aiuterà in più occasioni la protagonista…

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

Dopo l’esperienza incolore a stelle e strisce (Vampire) il brillante Shunji Iwai ritorna in patria, prima dirigendo il lungometraggio animato The Case of Hana & Alice (2015) e poi nel 2016 questo A Bride for Rip Van Winkle. 

Il film si inserisce nel filone del Seishun-Eiga (il cinema giovanilistico), genere rilanciato proprio da Iwai a partire dal decantato Love Letter del 1995.

 

Iwai è un regista particolare che è riuscito ad omogenizzare parte del suo background lavorativo (celebre autore di video musicali e spot televisivi) ad un cinema d’autore personale ed originale con l’obiettivo primario di analizzare svariati aspetti del mondo giovanile servendosi però di narrazioni coinvolgenti ed intense.

 

A Bride for Rip Van Winkle nei suoi contenuti palesa la volontà di Shunji Iwai di criticare aspramente, ma con uno stile delicato, alcuni stilemi radicati nel profondo della società giapponese; convenzioni sociali parecchio opprimenti tali da soffocare l’individualizzazione del cittadino, soprattutto in riferimento ai più giovani.

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

Il primo aspetto rilevante si riferisce al matrimonio che sembra quasi un obbligo morale, specialmente quando si parla del gentil sesso; Nanami si fidanza quasi contro voglia poiché sa benissimo che per farsi accettare nella società giapponese, bisogna sposarsi ed è un dovere a cui non può sottarsi. 

 

Il regista partendo da questo spunto, chiama in causa anche la difficoltà dei suoi connazionali nell’intraprendere nuove relazioni e non è un caso che Nanami incontrerà il suo futuro sposo in rete (social media) e solo successivamente dal vivo senza però averlo mai visto prima (chattavano solamente). 

A proposito della rete, inizialmente possiamo ritenerla come una sorta di tematica secondaria studiata dal regista con intelligenza poiché da una parte si pone come una sorta di valvola di sfogo di Nanami grazie al quale riuscirà a far emergere una propria personalità tuttavia allo stesso tempo è un falso scudo protettivo in quanto online la giovane utilizza un avatar e ciò non farà altro che peggiorare la situazione. 

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

Ritornando sulla questione matrimonio, il regista dedica un discreto spazio al fidanzamento ufficiale della coppia e nello specifico si focalizza sull’incontro tra le due famiglie. 

Qui emerge un altro elemento chiave ossia l’immagine pubblica. I genitori di Nanami sono divorziati però per l’occasione mentono spudoratamente poiché il divorzio non è visto di buon occhio dalla famiglia del consorte, tradizionalista e borghese. 

Continuando sull’importanza dell’immagine, Nanami si vergogna di comunicare al suo compagno di non avere parenti dunque durante l’organizzazione del matrimonio affitta letteralmente dei finti famigliari servendosi di un’agenzia specializzata (attività incredibilmente proficue in Giappone e la settima arte lo conferma pienamente, pensiamo ad esempio a Noriko Dinner Table di Sono Sion).

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

Un altro argomento cruciale riguarda il ruolo della donna dopo il matrimonio. 

La madre del marito spinge affinché Nanami lasci il suo lavoro da insegante per dedicarsi completamente alla “famiglia” e la giovane, data la sua indole facilmente condizionabile, accetta a malincuore rinunciando ad una delle poche cose che la rendevano davvero felice.

 

Inoltre usando l’escamotage narrativo del matrimonio il regista evidenzia forse il problema maggiore di tantissime famiglie giapponesi, l’incomunicabilità. Nanami e suo marito si parlano a stento, non pranzano e non cenano mai insieme e non sembrano neppure sposati  bensì semplici coinquilini. 

La tematica della famiglia disfunzionale è un aspetto caro a tantissimi registi giapponesi.

 

Il film di Shunji Iwai è altresì una chiara ed esplicita condanna ad un certo materialismo che domina e sormonta la società nipponica. Materialismo ossessivo presente in ogni dove, al punto da comprende la sfera sentimentale; la protagonista afferma che trovare un ragazzo oggigiorno equivale a fare shopping online, oppure impossibile non menzionare il disilluso e sferzante monologo di Mashiro (la celebre cantante Cocco) dove sottolinea con un sorriso amaro l’importanza del denaro (tradotto in soldoni: se spendi soldi ti trattano bene e ti rispettano tutti altrimenti sei uno scarto della società da isolare ed ignorare).

 

Sviscerando ancora più in profondità l’opera del regista è possibile captare ulteriori spunti riflessivi assai ragguardevoli esponendo addirittura il serissimo problema del karoshi, ossia la morte per il troppo lavoro. Un personaggio del film è afflitto da un brutto male ma deciderà di non curarsi poiché equivarrebbe a perdere il lavoro e dunque preferisce continuare la sua routine lavorativa peggiorando e di molto il suo quadro clinico.

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

La sceneggiatura si intuisce è bella densa, il film dopo tutto dura tre ore piene; comunque raramente l’opera risulta pesante ed il merito è del regista che punta sia all’inserimento di sovrapposizioni narrative fresche ed intriganti (pensiamo all’eclettico ed ambiguo Amuro) e sia al ricorso di una regia elaborata ed originale.

 

La cura della messa in scena è da sempre un tratto distintivo dell’autore nipponico che fa del cosiddetto “stile mtv” (macchina a mano dinamica e montaggio rapido) un sua caratteristica distintiva, unita ad una sensibilità ed eleganza davvero notevoli. 

Iwai in più occasioni ricorre ad un uso prolungato dello slow motion accompagnato da lenti ed enfatici movimenti di macchina il tutto “condito” da una colonna sonora leggiadra e poetica. Impossibile non citare la scena in cui la protagonista insieme alla sua cara amica Mashiro, ballano in casa vestiti con abiti da sposa; slow motion utilizzato anche con l’intento di evidenziare una forte sensazione di sconforto, solitudine e spaesamento (quando la protagonista viene cacciata di casa dal marito).

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A Bride for Rip Van Winkle (2016): scena

Il regista poi gestisce benissimo l’ellissi, interrompendo o concludendo una scena al momento giusto per presentarci subito un avvenimento nuovo ed accattivante, accelerando quindi lo scorrere del tempo narrativo senza appesantire il ritmo.

Infine Iwai ci mostra con il giusto interesse diverse parti di Tokyo non proprio conosciute, rendendo vibrante l’ambiente.

 

Film di assoluto interesse e non spaventatevi dalla durata poiché una volta iniziato verrete catturati dallo stile registico e narrativo del regista.

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