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Dunkirk

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Dunkirk

di michemar
8 stelle

È un bellissimo album di figurine di tanti piccoli grandi eroi di guerra che rimarranno sconosciuti. Nolan ha il grande merito di aver fatto un film di guerra tenendoci sulla corda per tutta la durata, proprio come un suo tipico thriller mozzafiato, perfino parecchio psicologico. Film memorabile, perfetto, ineccepibile.

La prima considerazione che viene in mente è che ci troviamo forse (o senza forse?) davanti al più grande film di guerra della storia del cinema. Sì, ovviamente ne conosciamo tanti di ottimo livello e pure appassionanti, ma la perfezione tecnica (pur senza effetti tecnologici che normalmente ci aspettiamo da questo genere in questi anni, Nolan li ha praticamente messi da parte, grande merito!), le riprese perfette, lo sguardo qui vicinissimo, lì panoramico e di larghe vedute, la generosa caratterizzazione di alcuni personaggi, nonostante il tempo dedicato a tanti soldati, la sensazione di vedere qualcosa di reale e non spettacolare – e spettacolare lo è, eccome! – insomma un insieme di sensazioni fanno intendere alla fine della visione che questo film è un’opera d’arte nel campo del war-movie, in assoluto. E questo non solo dal punto di vista cinematografico, perché lo è anche da quello tecnico-militare, con uno studiato movimento delle truppe – anche se in verità, eccettuati i duelli aerei nel cielo della Manica, non ci sono vere e proprie azioni di battaglie, anzi è una fuga perenne quella che si vede – perché anche le ritirate o gli spostamenti di copertura sono pur sempre azioni di guerra.

 

Fionn Whitehead

Dunkirk (2017): Fionn Whitehead

 

Il filo conduttore, pur se fra tanti personaggi, è il giovanissimo Tommy (il bravo ed efficace Fionn Whitehead) che vediamo sin dal primo istante allorquando è già in fuga precipitosa per salvare la pelle dai micidiali colpi di fucile dei tedeschi: è l’unico del suo gruppo a sfuggire e che si affaccia (è proprio il caso di dirlo) sulla spiaggia di Dunkerque, città portuale sulla Manica a soli 10 km. dal confine con il Belgio. È proprio tramite questo giovanottino, atterrito e affamato, attraverso i suoi occhi spalancati sull’orrore che seguiamo la storia del salvataggio disperato delle numerosissime truppe britanniche e francesi dall’arrivo imperioso e travolgente di quelle delle Panzer-Divisionen.

 

Fionn Whitehead

Dunkirk (2017): Fionn Whitehead

 

Due sono le scelte strategiche della narrazione del formidabile regista: quella temporale e quella della esibizione del nemico. Quella temporale in quanto Nolan suddivide il film in tre fasi: una settimana, un giorno, un’ora. Un’idea che trovo geniale, una trovata che ci spinge a rifare il gomitolo della matassa per tre volte, come fare una ricerca storica con tre microscopi sempre più potenti. Tre segmenti temporali che Nolan, alla sua maniera ben conosciuta, interseca e rimescola, che riprende e abbandona, che rimostra i personaggi come da diverse angolazioni. Ogni volta lo spettatore deve riprendere i pezzi del mosaico e metterli in ordine, in realtà con poco sforzo perché la lettura ci rimane logica e scorrevole (non siamo certamente nel campo labirintico di ‘Memento’). Una settimana su una spiaggia che pare uno dei gironi dell’inferno dantesco, dove ognuno spera e crede di star meglio e peggio degli altri commilitoni incolonnati sulla sabbia e sui pontili, tutti in trepida attesa di essere salvati, senza purtroppo il pur minimo riparo: all’aperto e senza possibilità di difesa. Un giorno in mare tra improbabili yacht da diporto, barche di pescatori, imbarcazioni di ogni genere ma con uomini alla guida con un cuore e un coraggio da leoni, ben consci che quello che stanno facendo lo devono fare e basta. La Patria lo chiede. Un’ora di battaglia aerea (ripresa con grande tecnica e enorme abilità, pare di essere a bordo degli aerei!) dove al termine si erge come un gigantesco monumento l’eroismo di Farrier (che grinta Tom Hardy!), il pilota britannico che sa e va verso il suo destino.

 

Tom Hardy

Dunkirk (2017): Tom Hardy

 

Seconda scelta di Nolan è come rappresentare l’odiato nemico nazista: non mostrarlo. Mai. La camera da presa rivolge sempre spalle a loro e quindi noi non vediamo mai un soldato tedesco neanche di sfuggita. Sentiamo i loro colpi, vediamo da lontano i loro aerei, sentiamo vicino la loro presenza, come fossero a pochi metri, ma non li vediamo mai in faccia. Neanche quando l’eroico e coraggioso pilota Farrier plana sulla spiaggia e si arrende al nemico con un sorriso che sa di sfida. Eccoli, i tedeschi, sono intorno a lui ma noi vediamo solo delle divise offuscate e sfocate, come fossero dei mostri che non dobbiamo mai più ricordare. È meglio non impressionarli sulla nostra retina.

 

scena

Dunkirk (2017): scena

 

E la retorica immancabile dei film di guerra? Beh, se c’è è proprio minima e diciamo pure inevitabile, perché il film è semplicemente asciugato da questo particolare, quasi una cronaca televisiva senza il consueto commento del telecronista esaltato dal momento. Una goccia comunque c’è e serve giusto per il finale, tutta racchiusa nel personaggio del comandante Bolton (un irreprensibile Kenneth Branagh) che saluta le navi salvatrici e rimane sul luogo per poter coordinare il salvataggio anche delle sfortunate truppe francesi, trascurate dall’immane operazione.

 

Kenneth Branagh

Dunkirk (2017): Kenneth Branagh

 

È anche un bellissimo album di figurine di tanti piccoli grandi eroi di guerra che rimarranno sconosciuti. Nolan ha il grande merito di aver fatto un film di guerra tenendoci sulla corda per tutta la durata, proprio come un suo tipico thriller mozzafiato, perfino parecchio psicologico. Bravo Nolan, bravi i ragazzi protagonisti, con una menzione speciale (ma val la pena ricordarlo ancora?) per il grandissimo Mark Rylance. Unico neo per noi italiani è il doppiaggio, pessimo. Sentire quelle voci come se parlassero in uno studio di registrazione nonostante la vicenda si svolga per intero all’aperto è insopportabile. Film memorabile, perfetto, ineccepibile.

 

Mark Rylance

Dunkirk (2017): Mark Rylance

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