Regia di Mike Newell vedi scheda film
Rivisto, per caso, qualche sera fa su RAI Movie, mi è piaciuto più della prima volta, cioè quando uscì tanti anni fa. Anche stavolta, voglio dire anche con questo film, dopo un pò, stavo per smettere, mi sembrava piuttosto insopportabile. Non so che mi succede, ma ad un certo punto invece il film lentamente comincia a prendermi e alla fine mi piace. Devo dire che la vera 'sorpresa' per me è stato Hugh Grant. Confesso che l'ho praticamente (ri) scoperto, l'avevo sempre un pò avuto in antipatia, troppo 'carino' e smorfiosetto, ma si vede che invecchiando divento più disponibile e adesso noto in lui indubbiamente una forte personalità, con le frasi appena accennate e mille smorfiettine ma tutte pausibili, anche se molto british. E due o tre risate folgoranti ci sono scappate, cosa che ritengo sempre essenziale perchè un film brillante mi conquisti. Funziona anche l'idea del finale, altro punto per me sempre importante in un film, con lui che le propone di 'non' sposarsi per tutta la vita. Bella chiusa, dà un senso a tutta la storia. E niente male l'idea del fratello sordomuto che lo tira fuori d'impaccio durante la cerimonia del matrimonio sbagliato. Sulla faccenda che, naturalmente, più ha commosso le commentatrici 'politically correct' di Film TV, cioè l'outing con poesia di uno della combriccola degli scapoloni, francamente sorvolerei. Adoro Oscar Wilde per la genialità dei suoi aforismi e "Il ritratto di Dorian Gray" poggia su quell'idea straordinaria del ritratto, che invecchia ed imbruttisce per conto del personaggio nella vita reale, che ne fa un capolavoro assoluto. Ma la mia disponibilità sul tema resta circoscritta a questo nome e poco altro. Sono all'antica, che ci volete fare?
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