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Brazil

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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La recensione su Brazil

di cheftony
8 stelle

“Mi scusi, Dawson, mi può passare l'ufficio del signor Helpmann, per favore?”
“Mi dispiace, signore, non posso. Deve fare tutta la trafila burocratica.”
“Sì, capisco. E scommetto che non può neanche dirmi qual è la trafila burocratica perché è un'informazione segreta!”
“Sono contento di vedere che il Ministero continua a reclutare solo i migliori e i più intelligenti.”

In un futuribile mondo distopico basta un bacarozzo che s'incastra in una macchina da scrivere per provocare l'arresto da parte di uomini in tenuta speciale del povero Archibald Buttle, perseguito al posto del ricercato Tuttle. Affinché non venga a galla che l'apparato burocratico può essere fallace, il fatto viene insabbiato e Buttle viene fatto sparire, mentre il pacato e preciso impiegato Sam Lowry (Jonathan Pryce), occupato presso il Ministero dell'Informazione in una delle sezioni più abiette, va incontro ad una indesiderata promozione sul lavoro per il buon esito della “copertura” del pasticcio, dietro le spinte dell'influente madre (Katherine Helmond).
Sam in realtà vuole restare al suo posto, giacché il suo unico sogno ricorrente in tutte le sue notti è quello di salvare, nei panni di un eroe alato, una misteriosa damigella in pericolo.
Ma quando la suddetta damigella si materializza nella realtà sotto le spoglie della giovane Jill Layton (Kim Greist), accusata di terrorismo in fuga, Lowry accetta la promozione per disporre di maggiori mezzi per rintracciarla. Purtroppo per lui e per il suo irrazionale invaghimento, la faida fra l'amministrazione e il terrorismo, rappresentato dalle incursioni del vero Archibald 'Harry' Tuttle (Robert De Niro) spacciatosi da tecnico del riscaldamento, ostacola il suo progetto d'amore...

Ma, gira e rigira, cos'è veramente “Brazil”? Un giocattolone abbacinante, che ti rimbalza da una scena d'azione ad una surreale stordendoti con colori, geometrie e prospettive? Un mero recupero del romanzo “1984” di Orwell trasposto in una società “agghindata”, fra tubi e palazzoni, come una metropoli futura ma in realtà sinistramente odierna (curioso il fatto che il film sia stato girato proprio nel 1984, no?)? Una satira su certi costumi in completo deragliamento, come la burocratizzazione, l'estetizzazione, l'esecuzione acritica degli ordini superiori? Be', la verità sta banalmente in mezzo.
Da poco messosi in proprio dopo l'esperienza con il gruppo comico Monty Python, Terry Gilliam fa affidamento su un signor budget (poco ripagato dal botteghino, ahilui) con cui mettere in piedi un baraccone meraviglioso sul piano visivo e ben supportato dalla sceneggiatura, co-scritta con Tom Stoppard e Charles McKeown (che riserva anche un finale tanto beffardo quanto ben orchestrato), e da qualche interprete di eccezione, fra cui Robert De Niro e Ian Holm, per non parlare del poco conosciuto Jonathan Pryce, molto azzeccato per la parte del mediocre individuo del sistema che, per inseguire sogni e amore, tenta di ribellarsi alla repressione del sistema burocratico.
Dei discontinui fasti dei Monty Python restano un cameo rilevante di Michael Palin e un vagheggiamento di quella ironia tanto pungente quanto garbatamente british, ma Gilliam con “Brazil” si re-inventa con successo autore e regista a sé stante, ardito nelle invenzioni registiche e concettuali e assistito da un reparto scenografia-fotografia (ad opera rispettivamente di Norman Garwood e Roger Pratt) eccellente, senza dimenticare la colonna sonora improntata sul classico brasiliano “Aquarela do Brasil”.
A tratti ci si perde e non si capisce più nulla tante sono la confusione e l'incontenibile opulenza espressiva e l'ingresso in campo di Kim Greist non incide quanto sperato perché lontanissima dallo stereotipo della femme fatale, ma “Brazil” con la sua fantascienza onirica conturba, plasma, inganna e azzanna. Buttalo via...**** e ½

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