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Addio giovinezza!

Regia di Ferdinando Maria Poggioli vedi scheda film

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La recensione su Addio giovinezza!

di easyboy82
8 stelle

Una commedia dolceamara sugli anni felici della spensieratezza giovanile e sul loro inevitabile terminare.
Ricordo la prima volta che vidi questa pellicola, fu durante un corso di Storia del Cinema Italiano alla facoltà di Lettere: a essere proiettata sul grande schermo era una vhs di qualità mediocre, penso registrata durante un passaggio del film in televisione. Ma era pur sempre una proiezione collettiva su grande schermo, un'esperienza e un'emozione che, con buona pace dei fanatici dei megaschermi e compagnia bella, nessun impianto HD riuscirà mai a eguagliare nell'intimità di casa propria. Ero totalmente ignorante dei film del periodo e di quelli dei cosiddetti "telefoni bianchi" in particolare. "Addio giovinezza", portato a esempio delle tendenze calligrafiste, mi lasciò incantato. Tanto che lo andai a riguardare quasi subito alle postazioni individuali in dipartimento. Perso di vista per parecchio tempo, in quanto pressochè introvabile, recentemente sono riuscito a ritrovarlo e riguardarlo: purtroppo la versione che circola, guardabilissima per carità, è però pur sempre di qualità mediocre il che non rende certo giustizia a questo bel film (a quando un bel restauro e una riedizione in DVD?).

La storia è tratta da un lavoro teatrale precedente, un'operetta, di Nino Oxilia e Sandro Camasio, entrambi morti giovanissimi, l'uno di malattia, l'altro, Oxilia, sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Un'opera giovanile, dunque. E delle opere giovanili ha la freschezza e l'entusiasmo, che in questa versione cinematografica del '40 (la quarta, e ultima per ora, basata sulla storia) rimangono intatte, grazie anche a buone prove attoriali, in particolare da parte della sartina Maria Denis.

L'atmosfera della Torino "debut de siècle", tra madame velate, arditi giovanotti e goliardie universitarie, c'è tutta. Ma la giovinezza ha un termine, quello che, in questo caso, con la fine degli studi mette fine alla vita nella grande città, alle avventure galanti spalleggiate dagli amici con signore mature e affascinante, agli amori puliti e sinceri ma acerbi e probabilmente senza futuro. E in quel finale così dolce e insieme così velato di malinconia e senso dell'inevitabile risiede tutta la bellezza di questa pellicola che riesce ad essere spensierata e delicata al tempo stesso.    

Su Ferdinando M. Poggioli

discreta, elegante, raffinata.

Su Maria Denis

diva del Ventennio per eccellenza, splendida qui nella parte della sartina innamorata dello studente di medicina, sia per bellezza che per capacità interpretative. Nel suo libro "Il gioco della verità" (Baldini&Castoldi) la Denis confesserà che il fatto di essere caduta, durante i suoi due decenni dedicati al cinema, nel tunnel del typecasting, ed essere dunque sempre scritturata per parti di eroine ingenue e sfortunate e mai in ruoli più ricchi di chiaroscuri drammatici, rimane il suo più grande rimpianto artistico. La Denis afferma anche di essersi sempre fatta portavoce di una recitazione fresca e naturale, e questo corrisponde a verità. La sua recitazione mantiene infatti ancora oggi quella originaria freschezza, discretamente civettuola ma priva di teatralità e birignai, e risulta godibile oggi come allora. 

Su Adriano Rimoldi

l'attore spezzino, qui nel suo primo ruolo da protagonista, se la cava bene. E il successo riscosso da "Addio giovinezza" lo catapultò subito nella cerchia dei divi maschili più gettonati dell'epoca (molti di essi, come le loro controparti femminili, destinati a vedere la loro stella tramontare o offuscarsi dopo la fine della Guerra Mondiale, sostituiti da una nuova generazione di "idoli"). La sua recitazione appare oggi più datata e scolastica rispetto a quella della Denis, ma, chiariamoci, il valore di un film non sta assolutamente nel suo sembrare più moderno possibile. I classici sono classici anche proprio perchè sono lontani da noi, fotografia e testimonianza della loro epoca, di un gusto, di un'estetica.

Su Clara Calamai

nel ruolo della fatalona, e chi, se no? 

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