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Il segno degli Hannan

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il segno degli Hannan

di Ethan01
8 stelle

L'agente segreto Harry Hannan (Roy Scheider), rimane sconvolto per la perdita della moglie in una sparatoria. In seguito, quando sembra aver riacquistato un certo equilibrio, diviene bersaglio di una serie di attentati, e riceve una misteriosa lettera in aramaico che suona come una minaccia di morte.

Un thriller avvincente e abilmente confezionato, diretto dall'allora misconosciuto Jonathan Demme, che con questa pellicola ottenne per la prima volta il consenso del pubblico.

Il film è basato sul racconto "The 13th Man" di Murray Teigh Bloom, di cui Demme si serve però per realizzare un giallo tipicamente hitchcockiano, che presenta situazioni e rimandi che non possono non far pensare alla poetica del "Maestro del Brivido". In particolare, si potrebbe azzardare un parallelismo con "Vertigo": basti pensare alla figura del protagonista, Harry Hannan, un individuo tormentato che ha più di un elemento in comune con il personaggio interpretato da James Stewart in "Vertigo".

Che "Il segno degli Hannan" sia uno dei più riusciti omaggi al cinema di Hitchcock mai girati è ormai pacifico, anche se non sempre Demme riesce a dare coesione alla vicenda narrata, con la conseguenza che alcuni passaggi del film rimangono poco chiari o appena accennati. Ma sono difetti che nell'insieme non si notano più di tanto.

Tutta l'ultima parte è notevole: aldilà del colpo di scena, definito da Mereghetti come "un pugno nello stomaco", ciò che veramente salta all'occhio è la conclusione tra le cascate del Niagara, nella quale il regista rinuncia volutamente al lieto fine, per lasciare il protagonista da solo con il suo dolore (come già Hitchcock aveva fatto nel finale di "Vertigo").

Decisiva, per la riuscita del film, la stupenda colonna sonora di Miklós Rózsa, che conferisce alla vicenda un alone di disperato romanticismo, comunque ben rispecchiato dal titolo originale della pellicola ("Last Embrace").

Ottima interpretazione di Roy Scheider, in una parte difficile e ben lontana dai ruoli da "macho" a cui il suo nome spesso e volentieri viene associato.

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