La recensione su America oggi

Per chi conosce poco (o non conosce affatto) Robert Altman, la domanda che risulterebbe più ovvia prima della visione (se uno si è informato un minimo su quanto si accinge a visionare) di America oggi, sarebbe certamente “Ma che accidenti avrà da dire di nuovo questo vecchio rimbambito sull'America per far durare un film drammatico più di tre ore?”. Il guaio fin qui non esiste, ma arriva molto presto se, dopo aver visto la pellicola, ci si continua ancora a porre la stessa domanda. Va bene, Altman è uno dei registi che hanno fatto la storia del cinema americano anni Settanta (quello da cui, per inciso, è nato il maggior numero di capolavori della storia, e da cui sono saltati fuori i maggiori talenti dell'industria del cinema), è uno dei narratori più diretti e spietati della decadenza e della contemporanea bellezza del suo grande paese, è considerato grande sia dalla critica che da gran parte del pubblico (e non solo quello “alto”) e nella sua filmografia spiccano opere storiche ed ancora oggi spesso ricordate (tra cui la più celebre è certamente M.A.S.H.), ma quando per tre, ripeto, tre ore di film ed anche di più, non succede praticamente niente, considerando che il film in questione è considerato uno dei più riusciti del regista, ci si comincia a chiedere se vi siano effettivamente delle ragioni ancora valide per cui il suddetto viene ricordato ed acclamato. America oggi, a volerla dire tutta non è neanche esattamente un film drammatico: di avvenimenti veramente tragici ce ne è solo uno e per il resto sono solo avvenimenti disastrosi di vita quotidiana, raccontati anche con molta disinvoltura, quindi è una specie di film grottesco con dei contorni tragicomici. Il titolo americano, poi, è ben più onesto di quello italiano: anche se magari l'intento poteva essere quello, Altman non mostra l'America del giorno d'oggi (che ormai è passato da quasi vent'anni) ma piuttosto un suo abbozzo, una sua caricatura ben più stereotipata di quello che si vuol far credere, tranci di vita quotidiana riassunti in brevi bozze comiche per famiglie (o quasi) in cui spiccano solo una malinconia velata ed un cinismo troppo poco approfondito per poter davvero dare qualcosa allo spettatore, quindi intitolarlo Piccoli tagli (Short cuts), sarebbe stato ben più modesto e meno presuntuoso. Poi, non bisogna fraintendere: si tratta di una tappa di grande valore per un certo tipo di cinema che ha per temi la sociologia ed il rapporto tra le masse che si è fatto sentire soprattutto negli ultimi anni, si tratta infatti di uno dei suoi capostipiti, uno dei film corali che hanno rappresentato una bella fetta dei classici degli anni Novanta (a cui dobbiamo molto), ma essere tra i primi, non sempre è sinonimo di essere tra i migliori, e bisogna tener presente anche i film che sono arrivati più tardi, primo tra tutti Magnolia di Paul Thomas Anderson, che certamente rappresenta al meglio l'operato e gli obbiettivi di America oggi, ma che riesce molto meglio nel compito affidatogli. Un esempio tra tutti di questa superiorità è certamente il finale, in cui viene utilizzato uno stratagemma geniale ed azzeccato come lo scenario apocalittico della pioggia di rane per rappresentare la fine di un momento di grigiore, mentre nel film di Altman viene usato un terremoto che arriva appena a sette gradi della scala Richter, che a Los Angeles, sono come una folata di vento. America oggi è un film orchestrato ottimamente, che non annoia, che diverte, che presenta un cast praticamente all star, e che si distingue per la narrazione disinvolta (come sempre eccellente), ma che come contenuto, non presenta poi tutto questo gran che di cose.