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Pochi dollari per Django

Regia di Leon Klimovsky vedi scheda film

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La recensione su Pochi dollari per Django

di scapigliato
6 stelle

Leon Klimovsky ha all'attivo i western più rustici del panorama spaghetti, un po' come il nostro Demofilo Fidani. La fattura è buona, perchè entrambi sono dei mestieranti, ma i loro film non hanno quel qualcosa in più, il commento dell'autore per intenderci, che li avrebbero resi migliori. Però sulla frontiera tutto fa brodo, e a noi desperados dello SW va bene così, non abbiamo il palato fine, ci interessa vedere pistoleros e bandidos che si sparano, città assolate, lunghe cavalcate, sparatorie e duelli finali. Certo se il tutto fosse fatto con consapevolezza e intenzione autoriale o anche semplicemente funzionale, sarebbe meglio, ma va bene così. In più il Django in questione è Anthony "viso triste" Steffen, il che è una sicurezza. Ha vestito panni migliori, e più ispirati, come "Garringo" e "Django il Bastardo", ma nel film di Klimovsky si muove a suo agio tra simpatici vecchietti e affaristi senza scrupoli. Tutto è stilizzato per difetto, molto facile, di presa rapida. Ma come "diorama" funziona bene e lo si guarda con piacere anche perchè ci sono dei passaggi interessanti, come le varie sparatorie, ben girate, così come la sequenza finale dove Frank Wolff perde la vita eroicamente dopo essersi ravveduto, e dove il cattivo di turno Josè Rojas nei panni dell'avido allevatore Amos perde la vista in seguito all'espolsione di un lotto di dinamite.
Il film va inserito in quel filone che ancora prende spunto più dal canone americano che da quello leoniano. Siamo solo nel '66 e l'industria cinematografica ha solo riconosciuto il valore commerciale dei western all'italiana, solo in pochi hanno già individuato nel genere uno spazio autoriale in cui sbizzarrirsi. Klimovsky quindi non fa altro che riportare nel "nostro" West la lotta tra allevatori e coloni (agricoltori) che imperversò nel Montana come in altri stati americani. L'opposizione agricoltore e allevatore, di biblica memoria, qui non resta sullo sfondo per lasciare spazio ai personaggi e ai loro incontri/scontri. Bensì la Storia è anche la storia del film. Non male la confezione finale. Forse uno dei film meglio riusciti di Klimovsky. Questo è il primo dei tre film dove Anthony Steffen interpreta Django. I successivi sono "Django il Bastardo" del 1969 (il migliore dei tre), e "W Django" del '72. Va sottolineato che questo è il primo film, dopo il "Django" di Corbucci, a dare tale nome al suo protagonista, anche senza renderlo un vero e proprio sequel, quale che sarà invece "Preparati la Bara!" con Terence Hill del 1968, e ovviamente "Django 2: il Grande Ritorno" di Nello Rossati del 1987 e con lo storico Django: Franco Nero.

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