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Napoli violenta

Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film

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La recensione su Napoli violenta

di mm40
4 stelle

A pochi mesi dal suo debutto (in Roma violenta di Franco Martinelli) ritorna il commissario Betti, creatura di Vincenzo Mannino - sceneggiatore anche qui - ed ancora interpretato da Maurizio Merli. Che, va detto per inciso, come attore non è pessimo, ma neppure questo granchè: mantenendo lo stesso ceffo torvo ed ingrugnito dà ordini, combatte i criminali, effettua spettacolari inseguimenti e risponde laconico agli inviti dei superiori - vani - a mantenere la calma. Ma non sia mai: per Betti esiste solo la violenza, unico metodo possibile per avere la meglio sulla camorra; se la morale repressiva destroide veniva sminuita (solamente) nel finale del primo capitolo, in questo secondo episodio pare proprio che il fine giustifichi i mezzi senza mettersi lì tanto a discutere: ha ragione chi prevarica con la forza l'avversario e tanto basti, anche se dritto su questa strada si arriva presto alla conclusione logica che non esista più alcuna distinzione fra bene e male. Siamo d'altronde in pieno fermento poliziesco, per il cinema italiano, e per distinguersi ogni autore gioca le proprie carte; qui il budget per fare qualcosa di dignitoso c'è tutto e Lenzi, per questo tipo di lavori, sa il fatto suo: manovra perfettamente la macchina da presa attraverso i viottoli del centro di Napoli, ha sempre saldo il controllo del film (ritmo, azione, tensione) e non mancano le trovate ad effetto sicuro; su tutte, certamente due: la scena della funicolare (la più celebre del film, giustamente) e quella dell'uccisione sulla pista da bowling. E meritano menzione anche le musiche di Franco Micalizzi, lo stesso autore del famoso tema di Trinità (1970). Ma rimane il solito - per il genere - pressappochismo in fase di scrittura (cercare la sensazione del pubblico e mantenere la verosimiglianza sono caratteristiche difficili a mantenersi contemporaneamente: qui non ci vuole un genio per osservare come la prima fagociti la seconda), che tocca l'apice, e anche questa non è certo una novità, nei dialoghi sbruffoni, assurdi, patetici. Come è patetico il finale, che oltre a premiare l'ultraviolenza gratuita di Betti (più di quanto lui stesso si proponesse di fare), rilancia in maniera sgraziata verso un successivo e terzo capitolo, ribaltando così completamente la conclusione di Roma violenta. 5,5/10.

Sulla trama

Il commissario Betti, spietato ma dal rigido codice morale, viene trasferito a Napoli. Qui se la vede con gli uomini di 'o Generale, che imperversano indisturbati nella città ed eliminano anche alcuni poliziotti. Betti interviene personalmente per stroncare i delinquenti con la violenza, convinto che sia l'unico modo possibile.

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