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La rivincita dei "ronzini"
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Una serie che tantissimi fan erano in frenetica attesa di vedere, la terza stagione di “Slow Horses”, si è appena conclusa e già è stata annunciata la produzione della 5a che approderà sempre su AppleTv nel 2024 (la 4a è già stata girata nei mesi scorsi).

 

Le premesse e le aspettative su questo gioiello ideato da Morwenna Banks, Will Smith, Jonny Stockwood e Mark Denton erano altissime.

Basato sull’omonimo romanzo di Mick Herron, “Slow Horses” mette in campo il “pantano” della sezione MI5, i puniti, i malmessi, i “ronzini”, con a capo l’agente Jackson Lamb, interpretato da un Gary Oldman che, come sempre, ci stupisce per la sua versatilità.

Fuori dagli schemi, fuori dalle righe, dalle convenzioni e dall’educazione, Lamb è un personaggio trasandato, in apparenza distratto, ai limiti del vivere civile, ma si rivela essere di una stravolgente e fine acutezza mentale, tanto da risolvere i casi sfuggiti di mano alla sezione ufficiale. E’ geniale e semplicemente sé stesso, tanto che lo si ama dai primi minuti.

Man mano che ci si addentra nella serie si capisce che ha capacità nettamente al di sopra dei suoi superiori e un’umanità solo appena percepita, letta appena fra le righe.

 

 

 

 

 

La sua squadra non è da meno, un insieme di personalità sconnesse fra loro, inquiete, problematiche, a tratti goffe, ma attente e intelligenti. Il pensiero predomina sempre rispetto all’azione, niente muscoli, ma solo persone che vogliono dare il massimo di sé consapevoli però dei loro limiti (chi dipendente dal gioco, chi dagli stupefacenti, chi ne ha combinata una di troppo... )

 

 

 

 

 

E’ il trionfo dell’imperfezione, l’inaspettata risorsa di caratteri presentati sotto tono, ma dalle elevate qualità nascoste.

Ciò che funziona è l’effetto sorpresa, anche se Lamb è sempre un passo avanti, quasi celando qualche segreto allo spettatore. E’ la rivincita degli sfigati, dei reietti, di chi è stato messo all’angolo, ma che sa di valere.

Piace questo messaggio forte e insieme così semplice. Lo spettatore si sente coinvolto e parte del gruppo perché riesce a identificarsi facilmente, prova simpatia ed empatia per i “ronzini”, così lontani dagli stereotipi dell’eroe moderno.

Volendo fare una citazione al film “La stangata”, in fondo, di un cavallo non si apprezza la partenza, ma l’arrivo!

 

 

 

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