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(S)guardo a Est
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Ieri ho guardato 3o trailer di fila. Non è la prima volta che succede, naturalmente, ma questa volta è stato speciale: erano tutti trailer di film orientali. Una vera e propria abbuffata di immagini che riflette parte del programma del Far East Film Festival, arrivato ormai alla sua ventunesima edizione, che inizia questo weekend e che durerà anche tutta la prossima settimana. Se avessi avuto più tempo a disposizione mi sarebbe piaciuto formulare questo post in modalità video, confezionando un mash-up e lasciando da parte, per una volta, le parole. Sarebbe stato bello, solo per me probabilmente!, e sarebbe stato anche un modo per mettere sul tavolo in maniera diversa la grande ricchezza di un festival che nel corso degli anni è cresciuto tantissimo e che è diventato una delle poche occasioni per fare il punto sul cinema orientale. Un cinema che per la sua varietà e anche complessità viene spesso marginalizzato dalla distribuzione tradizionale, salvo quando alcune sue espressioni più d'autore vengono premiate in qualche festival blasonato.

Ma il cinema che si vedrà in questi giorni a Udine non è (solo) un cinema d'autore, è una sintesi dell'immensa mole di materiale filmico, soprattutto pop, prodotta da un intero continente, che si condensa in un'iniziativa portata avanti con dedizione, professionalità e lungimiranza e che è diventata nel tempo il punto di riferimento del cinema asiatico nel mondo occidentale, Stati Uniti inclusi.

A raccontarci da vicino questa iniziativa ci sono un paio di inviati speciali di FilmTv.it che hanno già iniziato ad animare la nostra pagina FEFF 2019 con alcuni post introduttivi che già offrono un quadro dettagliato e preciso degli eventi, degli ospiti e soprattutto dei film più attesi di questa edizione, se volete saperne di più questo è il posto giusto dal quale partire e da frequentare in questi giorni. A me sono già rimaste negli occhi tante immagini tra quelle che ho visto e caricato sul sito ieri. E visto che non ho potuto convertire questo post in un mash-up video, lo faccio lo stesso, selezionando alcune sequenze dai trailer e legandoli tra loro con associazioni libere e visive tradotte in parole.

Prima di lanciarmi in questo esperimento senza rete è necessaria qualche nota. Ovviamente si tratta di film molto diversi tra loro, ognuno con il suo carattere, lingua, registro. Per renderli armonici all'interno di un unico flusso serve un collante e questo collante è stato un pezzo musicale. Facendomi guidare da pura sensazione ho scelto Hypnotized di Medeski, Martin & Wood

Poi l'ho fatto partire in loop e ci ho scritto sopra riguardando tutti i trailer e facendomene ispirare per selezionare alcune sequenze: un metodo decisamente professionale, esatto...

Il passo lento di una donna che cammina nella scuola deserta inquadrata da dietro, quel suo sguardo gettato all'interno di una classe attraverso i disegni dei bambini appiccicati alla finestra (in Birthday di Jong-eon Lee). I due uomini con il casco integrale a bordo di una moto, il fumo della sigaretta che sale, il gesto di tirarla (in A Cool Fish di Xiaozhi Rao). Il taglio di luce sugli occhi di profilo di una donna avvolta nell'oscurità e la maschera da babbo natale orientale di un rapinatore che cade (in Bodies at Rest di Renny Harlin). Il bambino di spalle che nella notte guarda a destra e poi a sinistra davanti ad un campo di grano che pare illuminato da un neon e subito dopo un anziano che alla luce di una pila ripassa il profilo di un bambino, lo stesso?, su una foto (in Crossing the Border di Meng Huo). Un palloncino che scoppia in aria all'interno di una classe scolastica e lo schiaffo di una cattiva signora dai capelli viola a una ragazzina di bianco vestita (in The Crossing di Bai Xue). L'uomo che si gira molto lentamente davanti ad un tabellone del mercato azionario coreano (in Default di Kook-Hee Choi). Il meccanismo che attiva la combinazione per aprire una porta si illumina, una mano che cerca di accendere le luci senza successo, una donna che si gira al buio e con la sola luce della camera di un cellulare illumina la maniglia della porta che va su e giù convulsamente, la donna che si avvicina allo spioncino (in Door Lock di Kwon Lee). Lo schermo che si apre a sipario sulla parola MONEY, l'interno di un club, ballerine che si agitano intorno ad un palo, soldi sbattuti su un tavolo (in Dying to Survive di Muye Wen). La tazza di the verde inquadrata dall'alto, le ciabattine giapponesi vicino ad un tatami, l'interno minimalista di un soggiorno, il rivolo d'acqua che sgorga dal bambù (in Every Day a Good Day di Tatsushi Omori). Il montaggio stringente con la procedura di preparazione del pollo fritto (in Extreme Job di Byeong-Heon Lee). L'uomo bendato tipo mummia al quale viene spaccata in faccia una bottiglia e subito dopo un altro uomo che si serve un bicchierino con calma olimpica direttamente dalla bottiglia al bancone dello stesso bar (in Fly by Night di Zahir Omar). Il montaggio veloce dei personaggi assurdi e relativo grottesco abbigliamento (in Fly me to The Saitama di Hideki Takeuchi). La partenza e il volo delle frecce in soggettiva e il loro avvicinarsi all'obiettivo (in The Great Battle di Kwang-shik Kim). La camera in zoom out che parte dallo skyline di Hong Kong ed entra dentro alla casa di una famiglia riunita davanti al panorama che si può osservare dalla loro Home With a View (di Herman Lau). Dissolvenza in nero. E fine, perché il pezzo di Medeski, Martin & Wood dura 5 minuti e 6 secondi e credo di averli consumati tutti.

Ii trailer sono tutti linkati qui sopra e nel nostro speciale trovate le trame di tutti i film in concorso. Un buon modo per entrare da spettatori distanti al FEFF 2019, aspettando le recensioni dei nostri inviati.

State collegati. Buona visione.

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