Un concorso che si dedica, per nascita e per vocazione, a scoprire i nuovi talenti, vive anche di riflesso del successo dei nomi che ha contribuito a far conoscere. In questo si può dire che il Torino Film Festival sia stato eccezionale, impareggiabile: ne va dato merito ai selezionatori del festival di Torino, che hanno saputo spesso per primi puntare il dito nei confronti di autori che poi avrebbero avuto davanti, in molti casi, un futuro importante, in alcuni casi addirittura determinante per la storia del cinema degli ultimi decenni.
Non sempre questi registi, di cui qui sotto trovate una dettagliata lista, ricevettero poi dalla giuria del TFF riconoscimenti o premi: ma in questo caso - più che il premio - valgono la scelta e l'inclusione.
Era il 1987 e per la seconda volta il Torino Film Festival, che allora si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani, assegnò dei premi. Tra i premiati vi fu proprio Bodrov con il suo secondo lungometraggio, Neoprofessionaly. Da allora il regista russo di origine buriata, cantore del mondo nomade e delle tradizioni della steppa estrema, ne ha fatta di strada, partecipando con i suoi lavori a svariati festival - Berlino, Venezia, Roma - vincendo premi e e venendo conosciuto in tutto il mondo. Al punto da essere cooptato da Hollywood.
Anche Chen Kaige, premiato con la Palma d'Oro per Addio mia concubina nel 1993, esordì sulle scene internazionali proprio al Festival Internazionale Cinema Giovani del 1987, dove presentava The Big Parade, che fu giudicato miglior film.
Attore e regista, Xavier Beauvois ha lasciato tutti con il fiato sospeso nel 2010 girando Uomini di Dio, anch'esso premiato con il Gran Premio della Giuria a Cannes. Ma 19 anni prima, nel 1991, partecipò al TFF con Nord, allora non accolto con particolare calore.
Personaggio dalla biografia variopinta ed esilarante, amato in tutto il mondo, regista di culto per cinefili e presenza quasi costante soprattutto nel concorso veneziano - dove ha vinto il Leone d'Oro con Hana Bi e quello d'argento con Zatoich - Kitano è indubbiamente uno dei registi più celebri e venerati dagli anni '90 in poi. A spianargli la strada in Occidente contribuì sicuramente Furyo, dove recitava un parte, ma anche Il TFF del 1991, dove presentò Boling Point, suo secondo lungo da regista.
Il concorso del 1991 del TFF fu sicuramente uno di quelli più carichi di nomi destinati a scrivere pagine importanti nella storia del cinema d'autore. Anche nel caso di Wong Kar-wai, che allora portava a Torino il suo secondo lungometraggio (Days of Being Wild) fare la lista dei riconoscimenti accumulati in una carriera così fortunata è un mestiere impossibile. Tuttavia la Palma d'Oro e il premio alla regia a Cannes nel 1997 per In the Mood for Love bastano da soli a ricordarlo.
È il 1993 è Tsai Ming-Liang, regista cino-malese, è solo uno dei tanti registi orientali che il TFF - per tradizione molto attento al cinema asiatico - arriva con un suo film, Rebels of Neon God. La giuria è unanime e lo vota come miglior film del concorso. Si può dire che ci vide molto bene: già l'anno successivo il Leone d'oro fu suo (con Vive l'amour), imprimendo un'accelerazione eccezionale a una carriera inarrestabile.
Anche Guédiguian, regista che ha narrato più e più volte Marsiglia, il suo porto e la sua (povera) gente, appare sulle scene del TFF nel 1993, con il suo primo lavoro, la commedia A la vie, à la mort!. Meno premiato di altri, resta comunque un nome molto amato tra i registi francesi, capace di opere di grande spessore, quasi sempre interpretate dal suo attore-feticcio, Jean-Pierre Daroussin
Parlare di Jafar Panahi è inevitabilmente parlare anche della dolorosa condizione dei registi irananiani, sottoposti a pressioni durissime, censurati e arrestati. Panahi è uno di questi: dal 2010 sconta una condanna a 6 anni che tra l'altro gli vieta di dirigere, scrivere e produrre film. Ciò nonostante il regista - che esordì come assistente di Kiarostami e venne scoperto dal TFf che mostrò nel 1994 il suo Il palloncino bianco - è riuscito ancora nel 2013 a vincere l'Orso d'Argento a Berlino per la sceneggiatura di Closed Curtain. Un premio che segue il Leone d'oro a Venezia nel 2000 (per Il Cerchio) e il Premio della Giuria del Certain Regard a Cannes nel 2003 per Oro rosso.
L'esordiente di lusso del 1997 al TFF è Laurent Cantet. Classe 1961, Cantet arriva a Torino che ha trent'anni e alle spalle due cortometraggi e un film, Les sanguinares. Il suo film in concorso, Risorse umane, non merita premi speciali ma basta a farlo conoscere, La sua fama esploderà nel 2008 quando con La classe farà suo uno dei premi più ambiti, se non il più ambito: La Palma d'oro a Cannes.
Sulla scena internazionale magari non competono con i nomi di questa lista, ma in Italia hanno un loro seguito, per alcuni un piccolo culto: sono i coraggiosi Manetti Bros, all'anagrafe Antonio e Marco Manetti. Il loro Torino Boys, un tv movie, merita la menzione speciale al TFF del 1997.
Anche il russo Balabanov è tra gli autori lanciati dal TFF nel 1997. Al suo film d'esordio, Brother, la giuria assegnò il Premio speciale, dato quasi sempre ex-aequo.
Ebbene sì, il Torino Film Festival ha dato i natali cinematografici anche a Gabriele Muccino, forse non molto amato dal pubblico più esigente, ma sicuramente capace di grandi successi di pubblico in sala. È infatti al TFF che nel 1998 che il regista italiano esordisce con Ecco fatto, una commedia con Pasotti e Bobulova.
È sempre nel 1998 che anche Guy Ritchie fa la sua comparsa sulla scena internazionale, presentando Lock & Stock, pazzi scatenati. Anche per lui si aprono le porte di una carriera di successo, con un coté più glamour dei suoi colleghi, complice anche il matrimonio con la superstar del pop, Madonna. Nel caso di Ritchie, più che i tributi della critica e delle giurie dei festival, vale quello dei botteghini, con episodi di grande successo, come Sherlock Holmes.
Il pupillo di Terrence Malick, che tuttavia non disdegna di alternare cinema francamente alimentare a titoli di maggior spessore, appare sulle scene al Torino Film Festival del 2000, giovanissimo. Ha infatti solo 25 anni quando presenta il suo esordio: George Washington, applauditissimo e vincitore del premio al miglior film.
Concorso del TFF del 2004: appare in campo, con un piccolo e delicato film, il regista franco tunisino Abdellatif Kechiche. La schivata merita il premio per la miglior regia al TFF, ma le sue opere successive vanno molto lontano, spingendosi - otto anni dopo - sino alla Palma d'oro del 2013 per La vita di Adele.
La voce più importante del cinema cileno dell'ultimo decennio è senz'altro quella di Pablo Larrain, autore di un cinema civile che ha tratto grande ispirazione narrativa dagli anni, durissimi, dellla ditattura di Pinochet. Come nella sua seconda opera Tony Manero, presentata al TFF del 2008. Il successo maggiore per lui arriva poi nel 2012, quando il suo No, I giorni dell'arcobaleno entra nella cinquina da cui viene estretto l'Oscar al miglior film straniero.
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