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Dracula di Bram Stoker

Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dracula di Bram Stoker

di Spielbergman
8 stelle

1992: a due anni dal terzo episodio de “Il Padrino”, Francis Ford Coppola ritorna nei cinema con una monumentale trasposizione dell’inflazionato romanzo epistolare a caratteri gotici firmato da Bram Stoker nel 1897. Si è spesso detto che Dracula e gli altri mostri “classici” quali Frankenstein e l’uomo lupo godano di più trasposizioni cinematografiche di quelle offerte a importanti personaggi storici, e spesso questi film si rivelano essere maledette storpiature dei capolavori da cui sono tratti. Ma Francis Ford Coppola è Francis Ford Coppola, ossia un regista di talento incalcolabile, narratore straordinario di storie estreme e allo stesso tempo dotate di grande sensibilità. Il regista che ha tratto da Mario Puzo il più poetico e importante film sulla mafia (non solo americana) e che ha riletto Conrad filmando l’epilogo della coscienza storico-morale e artistica americana sul Vietnam, ora mette le mani su uno dei romanzi più importanti e belli della letteratura anglo-sassone, denso di significati e di una carica di sensualità interminabile. Coppola dice di aver preso dai film della Hammer degli anni ’40 le atmosfere e i metodi narrativi. In verità, vedendo la pellicola, si ha l’impressione che i quasi cento anni che passano fra la prima stesura del romanzo e quest’ultima trasposizione ufficiale non siano mai passati. C’è tutta la bizzarra carica di ambiguità e di fascino tetro del romanzo, con barocchismi necessari per indurre lo spettatore a calarsi in quella dimensione onirica che è il regno del Principe delle Tenebre. In verità, Coppola rilegge completamente il romanzo epistolare di Stoker. Quest’ultimo è un grandissimo romanzo dove la carica fascinosa, carismatica e sensuale del vampiro dei Carpazi viene messa al centro della millenaria lotta delle forze del Bene cattolico contro quelle del Male. Il punto di forza del libro è il clima da disperata crociata anti-diabolica che accompagna i protagonisti nella loro lugubre avventura. Coppola, invece, interpreta le epistole inventate da Stoker tracciandovi attorno una storia d’amore che non è solo tragica e bellissima, ma soprattutto è paradigma dell’ambiguità e della natura assolutamente incerta di quel Male che lo scrittore irlandese raccontò nel suo libro. Un Male umano, non dannato ma malato di amore, innamorato della vita, che usa la violenza e la morte come strumento per ricongiungersi alla sua amata “varcando gli oceani del tempo” e affrontando la sua stessa natura “diabolica”. Il Dracula coppoliano è un essere che si risveglia dal suo Medioevo sanguinario in un’epoca industriale sull’orlo della modernità, in cui spesso modernità che tradizione si incontrano (e si scontrano). Esempio diretto di questo confronto, Van Helsing è certamente il protagonista indiscusso del racconto assieme a Dracula: usa metodi tecnologici, all’avanguardia con i tempi, ma si spaventa sfogliando un antico libro di superstizioni contenente le immagini dl “demone nero” da vivo, mentre impalava vittime in guerra. È la superstizione che si scontra con la tecnologia, rappresentata da attrezzature affascinanti per l’epoca quali lo stenografo, il primo cinematografo, le armi (e i personaggi come Quencey Morris) che sembrano uscite dal far-west. Alla fine, lo scontro è pronto per cominciare, e al tradizionale fascino orrorifico e/o soprannaturale della popolare figura di Dracula si somma l’avventura, la suspence tipica del miglior thriller, scene da far-west nel crudo e desolato scenario transilvano, ma anche una storia d’amore modernissima e tenera. Dracula non è più semplicemente simbolo del male e della corruzione della carne, bensì vittima della crudeltà del destino, uno sconfitto che usa i suoi poteri per tentare di recuperare quella sua vita, rappresentata naturalmente da Elizabetta/Mina, così simile ad un sogno perfetto. È un cambiamento estremamente interessante, se rapportato all’immagine popolare che abbiamo del vampiro (qui esso può addirittura camminare alla luce del sole senza perdere la vita, cose inaudite per la tradizione millenaria). Sostenuto da un’eccellente squadra tecnica e artistica, Francis Ford Coppola mette in scena un moderno dramma carico di suggestioni gotiche e spaventose, non rinunciando a quella cupa visionarietà che, fin dai tempi di “Apocalypse Now”, lo ha contraddistinto: grandi cambiamenti di scena, tocchi di virtuosismo magiche e commoventi (le lacrime trasformate in diamanti) ma anche momenti di profondo orrore (la scena di Johnatan che giace con le concubine di Dracula, lo stesso conte che striscia sopra i muri del suo castello…) . Dalla sua, ha un’ecccellente colonna sonora correlata con la stupenda canzone di Annie Lennox, i grandi costumi di Eiko Ishioka e le splendide scenografie gotiche e barocche. Oltre a contare su uno dei migliori cast mai visti in un horror. Capolavoro insuperato e insuperabile. Voto: 10


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