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I corpi presentano tracce di violenza carnale

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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La recensione su I corpi presentano tracce di violenza carnale

di maghella
8 stelle

I titoli di testa scivolano sui corpi nudi di 2 ragazze che fanno l'amore con un terzo uomo del quale non si vede il volto. Finiti i titoli, la prima scena si apre su una lezione di storia dell'arte all'interno di un'aula dell'università perugina. Perugia diventa subito una protagonista fondamentale di questo film, presente per tutta la prima parte, è la scenografia perfetta per mostrare i giovani studenti tra i quali si nasconde un pericoloso maniaco. Jane e le sue 5 amiche sono sotto l'attenzione dei loro compagni, in particolare di Stefano che è ossessionato da Daniela e dalla loro relazione finita in malo modo. Carol si divide tra amoreggi occasionali e marjuna, mentre Flò si dedica al suo ragazzo. Saranno proprio queste due ragazze ad essere le prime vittime del maniaco omicida. Maniaco che uccide mascherato con un anonimo passamontagna, strangolando le donne con un foulard rosso e nero.

Daniela si convince che ad uccidere le amiche sia stato il suo ex ragazzo Roberto, e chiede a Jane, Katia e Ursula di accompagnarla nella sua villa in campagna, per passare qualche giorno in relax lontano dalla città e dai suoi pericoli. Qui le ragazze sono subito prese di mira dai giovani del posto che non sono abituati a tanta bellezza e spregiudicatezza. Jane purtroppo cade malamente dalla scala ed è costretta alle cure del giovane medico, Roberto (Luc Merenda), che però le amiche avevano già incontrato a Perugia (proprio mentre comprava un foulard simile a quello usato per gli omicidi) e sul treno per arrivare al paese. L'assassino non tarderà a farsi vivo alla villa, semplicemente suonando il campanello e presentandosi con un cadavere alla porta. Jane è al piano di sopra che dorme profondamente per via degli antidolorifici.

Non si può e non si deve dire assolutamente niente di più sulla trama di questo film, perché ogni scena e ogni sequenza narrativa è utile per arrivare alla scoperta dell'identità del maniaco omicida. La trama è costellata di tanti indizi, alcuni utili, altri utili solo per confondere le idee. Quello che rende unico e oramai un classico del genere questo film, non è certo solo la storia, ma il linguaggio che Sergio Martino adopera per raccontarla, che è diventato uno stile di riferimento per moltissimi altri film a seguire, dando il via a quello denominato poi “Slasher”.

Sergio Martino non veste più il maniaco con i guanti e l'impermeabile nero come ci avevano insegnato Mario Bava prima e Dario Argento poi. Non gli copre più il volto con un cappello nero, ma con una maschera che mostra solo gli occhi e la bocca, lo inquadra da lontano per pochi istanti, lasciando lo spettatore impaurito e sorpreso quanto la vittima cinematografica.

Ma Martino non si limita a illustrarci una sequenza di “buoni” omicidi ben riusciti; si diverte a confondere lo spettatore prima con una lista di falsi e giusti indizi, poi cambiando completamente scena e spostando l'attenzione su altri luoghi e altri spazi. Se i primi omicidi vengono compiuti all'aperto in una palude spettrale quasi a indicare un'anticamera infernale, le ultime scene si concentrano nel chiuso della casa che ospita le 4 ragazze. Il regista compie qualcosa di mai visto nel 1973, gira la scena a più alto grado di tensione completamente priva di dialoghi. Chi vede il film sa cosa è successo e segue la protagonista nella sua scoperta di terrore (qui Hitchcock insegna), ma l'originalità di Martino sta nel dosare pathos e splatter in maniera sapiente, senza dare niente per scontato e senza lasciarsi prendere la mano dalle immagini più cruente. Spostando l'attenzione tra la vittima e il carnefice, crea nello spettatore una tensione crescente resa più palpabile proprio dall'assenza di musica e dialoghi. Una maniglia che gira, una porta che si apre, diventano paurosi e angoscianti esattamente come un corpo nudo che viene sezionato, tutto è inquadrato nell'ottica horror lasciando lo spettatore (e la protagonista) sul filo del rasoio fino all'ultimo istante.

Come era buon uso nei gialli italiani degli anni '70, anche in questo  i momenti di alta tensione vengono alternati con quelli più leggeri e in alcuni casi anche molto erotici. Lo sguardo di Martino non lesina sul mostrare i corpi delle ragazze, vi è una scena di amore lesbo, c'è un accenno alle lotte studentesche che si svolgevano in quegli anni, praticamente non manca nessun elemento a rendere questo film un caposaldo della cinematografia di genere. Sergio Martino ha avuto in più un pregio, che oggi pare quasi impossibile ritrovare nei registi, quello di cimentarsi negli anni con successo (o meno) in più generi: commedia, gialli, erotici e avventura. Purtroppo questo talento non era riconosciuto all'epoca dai critici blasonati, che hanno spesso relegato registi come lui nel “B Movie”. Il film in questione è molto apprezzato soprattutto all'estero, conosciuto con il titolo “Torso”, da non perdere.

 

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