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Navajo Joe

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Navajo Joe

di giansnow89
7 stelle

Discreto.

Classico revenge western all'italiana che miscela gli aspetti della nuova poetica leoniana con quelli della tradizione americana. Ci sono sì i mitici primi piani del taglio degli occhi, il tema del buono ma non troppo, l'uso massiccio di fucili e pistole ("Abbiamo sprecato più munizioni noi in un anno che John Ford in trenta", ebbe a dire una volta Sergio Corbucci). Ma ci sono anche gli elementi più romantici del colpo al treno, dell'uno contro tutti, della banda di briganti che minaccia il paese, degli indiani, presenti per nulla nella filmica leoniana e poco in quella italiana. In tutto questo Corbucci inserisce la novità del protagonista indiano, Joe (Reynolds): non l'eroe senza macchia e senza paura alla John Wayne, non l'uomo senza nome, ma un indiano navajo, pronto a rischiare la pellaccia per vendicare il massacro dei propri fratelli di tribù ad opera dei feroci seguaci del bandito Duncan (Sambrell).

In sintesi, il film di Corbucci ricapitola la grande rivoluzione filosofica di Sergio Leone: di fronte alla pistola sono tutti uguali, uomini, donne, bambini, gente disarmata, vecchi, religiosi. Il villain non ha quel codice d'onore residuo che permaneva nel western americano, non guarda in faccia a nessuno, uccide e basta. E la camera prova un piacere morboso nel mostrarci il volto del cadavere appena fresco, appena condannato dal giudice Colt, indugiando sugli occhi sbarrati, sul rivolo di sangue. La pistola è la livella di Totò versione spaghetti western.

Memorabili alcuni campi lunghi col solitario Joe in cima a una rupe, e degna di nota per un puro gusto citazionistico è la colonna sonora di Ennio Morricone (qui sotto lo pseudonimo di Leo Nichols), omaggiata, e per due volte, da Quentin Tarantino in Kill Bill volume 2. Film dalla trama non indimenticabile, ma con una forma esteriore estremamente gradevole.

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