Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
A coloro che di recente hanno criticato La grande bellezza consiglierei di vedersi Condannato a nozze e ricorderei loro che una ventina di anni fa il cinema italiano era questo. Ben vengano le discussioni suscitate dal film di Sorrentino, al confronto del nulla rappresentato dal cinema di Piccioni (o quanto meno da questa sua operina). E qui la colpa non è soltanto di un protagonista inadeguato come Sergio Rubini: è lo stesso copione ad essere pasticciato e confuso, simbolo di una confusione di idee e di una totale carenza d'ispirazione.
Personaggi inutili, altri che nascono dal niente, svolte immotivate e un film che sostanzialmente non funziona né sul piano del realismo né su quello della fiaba fantastica e/o surreale. Di Rubini, peraltro, ne basta ed avanza uno solo.
Unici pregi, qualche scorcio urbano d'inizio anni Novanta e la prestazione di Valeria Bruni Tedeschi, prima che cominciasse a recitare sottovoce: in ogni caso, è messa in grado di dimostrare che fisicamente non ha niente da invidiare alla più famosa sorellina.
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