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La zona morta

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su La zona morta

di solerosso82
5 stelle

Dopo Scanners, Cronenberg torna a raccontare il sacrificio di un singolo individuo per la salvezza di quella stessa società che lo scarta. Protagonista, il professore Johnny Smith (Christopher Walken), risvegliatosi da un coma di cinque anni sviluppando incredibili capacità sensitive, in grado di leggere il passato e il futuro delle persone. Un uomo solo, che ha perso gli affetti, isolato dal mondo e condannato a una morte lenta dal suo stesso potere. Può cambiare il destino delle altre persone, scoprirne i retroscena, ma non i propri. Lo stesso Cronenberg esita volutamente a mostrarci i flashback della sua vita, quasi con l'intenzione di privarlo tanto del passato, quanto di uno speranzoso futuro. La rassegnazione di Johnny cede però il passo alla volontà di aiutare coloro che ama, in un epilogo tragico che ci reimmerge in un clima di cospirazione politica, caro al regista canadese.

Per la prima volta alle prese con un soggetto non suo, un romanzo di Stephen King, prodotto da Dino De Laurentis, su sceneggiatura di Jeffrey Boam, sembra che l'autore abbia avuto meno libertà creativa che nelle opere di esordio. A confermarlo anche la presenza di Micheal Kamen, al posto del compositore di fiducia Howard Shore. La storia manca di un suo filo conduttore, balzando con discontinuità tra una scena e l'altra senza catturare la tensione e la curiosità dello spettatore: assomiglia quasi a un “pilot” condensato di un serial thriller a puntate. Quasi tutti i personaggi vengono introdotti frettolosamente, poi ignorati nell'evoluzione dell'intreccio, a cominciare da Tom Skerritt, nel ruolo dello sceriffo per concludere con il magnate Roger Stuart, interpretato da Anthony Zerbe. Martin Sheen (il candidato senatore Greg Stilsonn) appare inserito con forza nel finale, senza alcun legame con gli eventi precedenti. L'affascinante ambientazione cupa, assistita da un'ottima fotografia, l'ottima prova di Christopher Walken e il talento registico di Cronenberg rimediano, ma non troppo, un progetto solo parzialmente riuscito.

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