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La zona morta

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su La zona morta

di tafo
7 stelle

Il primo film mediato del regista in quanto basato su materiale altrui ma non per questo meno mediale.

Cronenberg parte da King per approdare al suo cinema. La sua esplorazione corporea appare qui meno violenta del solito non essendo soggetta alle solite deformazioni professionali del nostro. La voglia di normalità del protagonista, uomo comune sin dal nome, sarà tragicamente l’inizio di una nuova vita senza lavoro e senza la donna che ama. Egli perderà la sua vita nei cinque anni di assenza acquistando in cambio il potere di una vista laterale con la possibilità di vedere cose che gli altri non possono vedere. Il contatto epidermico del signor Smith con gli altri gli permette di entrare in una sorta di sguardo globale nel tempo e nello spazio tra passato presente e futuro. Lui può vedere quello che sta accadendo adesso come l’incendio nella casa dell’infermiera che riesce a salvare la figlioletta. Egli può guardare nel passato del proprio medico, fuggito da bambino dalle bombe naziste dall’est Europa senza la madre che Johnny riesce a vedere e che è viva anche dopo tutti questi anni. Le visioni soggettive  su quanto è accaduto o sta per accadere sono verificabili è quindi diventano oggettive, la casa dell’infermiera brucia e la madre del dottore è viva, quello che Johnny dice di vedere è la realtà mediata dal suo corpo dalla sua mente panottica. Quando il nostro vede il futuro, ha la possibilità di cambiare quello che  ancora non è accaduto, quando prevede l’incidente sul lago ghiacciato del bambino a cui fa ripetizioni, fa di tutto per convincere il genitore di lui a non andare sul lago perché il ghiaccio cederà tragicamente, il bambino si salva ma la tragedia accade per gli altri bambini e la visione del nostro rimane incompleta. I viaggi nel tempo di Johnny sono dolorosi per lui, ma possono essere utili ad individuare un misterioso assassino di donne, egli riesce a rivivere quasi empaticamente la scena del delitto con il contatto del cadavere dell’ultima vittima. Noi non vediamo il momento dell’omicidio, non vediamo i tagli sul corpo della donna dobbiamo fidarci di quello che vede il protagonista è lui il nostro Media quello che trasforma la sua visione soggettiva in oggettiva, dobbiamo accettare la sua realtà come la realtà. La visione della carriera di un politico populista che non si fa scrupoli per arrivare in cima diventa l’ultima missione del nostro, da attentatore diventerà vittima ma almeno riuscirà ad rovinare definitivamente l’immagine pubblica del nostro piccolo Reagan, decretandone prima la morte sociale e poi quella fisica. Smith muore contento di aver fatto vedere a tutti quello che lui aveva previsto. Il film è anche un alternarsi tra  momenti sentimentali con la collega sposata  e momenti inquietanti come il malore di Johnny sulle montagne russe prima dell’incidente e la figura della madre che in qualche modo sente quello che sente il figlio. La voglia di normalità e l’impossibilità di averla è per il protagonista il vero dilemma.

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