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Il Cliente

Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film

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La recensione su Il Cliente

di Piace91
8 stelle

Ha ragione Asghar Farhadi quando dice che il pubblico nel suo ultimo lavoro può vedere ciò che vuole. Il Cliente è un film di contrasti, pellicola che si specchia sul palco, modernizzazione che si scontra con limiti fisici e morali, abattendo gli uni e indietreggiando in vista degli altri. Parla tanto e di tante cose, Farhadi. Forse troppe. Riflessioni chiuse, rimandi continui, due piani diversi da seguire, evoluzioni di due personaggi complessi: una continua spirale di parole che sembrano dette da una persona che vorrebbe raccontarti il mondo ma ha paura di aprirsi. Farhadi dilata i tempi, abbassa i ritmi, allunga i dialoghi e le pause, intreccia mille situazioni: crea un film mastodontico e attorcigliato in cui però trova sempre il modo e lo spazio per colpirti con la semplicità di uno sguardo o di un gesto. Con questo suo essere imponente e complesso, ma allo stesso tempo immediato e aggraziato, Il Cliente mi ha conquistato.

 

Una coppia di giovani attori impegnati nella rappresentazione di Morte di un commesso viaggiatore - Raana ed Emad - deve abbandonare la propria casa, minata alle fondamenta dai lavori di un cantiere attiguo. Nel nuovo appartamento, prima abitato da una prostituta (termine che Farhadi non fa mai dire ai suoi attori), Raana viene aggredita da quello che Emad scopre essere un vecchio cliente della donna. Da qui parte un gioco psicologico che mette a nudo le emozioni primordiali di un iraniano moderno e porta i due a rileggere sotto un'altra luce il loro rapporto. Un professore spigliato, dai costumi contemporanei, innovativo che brama vendetta, prende in mano la sventura vissuta dalla moglie e la fa sua. Lei, che vorrebbe sopravanzare quel momento terribile con pazienza, deve "stare al suo posto". Lei, che all'inizio ci sembra rigorosa e distaccata, mostra un'umanità inaspettata e sorprendente. Lui scopre un lato nascosto, forse represso. Questo è solo uno dei tanti contrasti (persiani, ma alla fine di tutti noi) che Farhadi prova a delinare in un tessuto di mille orditi uniti a una singola trama. 

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