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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Arrival

di solerosso82
6 stelle

Oggetti extraterrestri invadono la terra. Le superpotenze mondiali, dopo una difficoltosa collaborazione per cercare di decifrare il linguaggio degli alieni, passano all’offensiva. Consapevole della catena di eventi funesti che incomberebbero sull’intera umanità, l’esperta linguista statunitense Louise (Amy Adams) con l’aiuto del suo collaboratore (Jeremy Renner), capendo le buone intenzioni degli alieni, cercherà di fermare gli eserciti e le operazioni di attacco del colonnello Weber (Forest Whitaker).

 

Il tema del “primo contatto” rivisitato in chiave autoriale da Denis Villeneuve. Prendente uno Sfera, o, se preferite, il monolite nero kubrickiano, aggiungetegli alieni xenomorfi tentacolari (tornati di moda e rivisti nell’ultimo, fiacchissimo, Indipendence Day Regeneration), immergetelo nell’atmosfera meta-onirica di Interstellar, inframezzandolo da flashback con camera a mano in stile Malick di ultima generazione: Arrival, con mezzi visivo-registici pur non particolarmente originalissimi, affronta questioni filosofico-esistenziali senza farsi mancare momenti di intensa gravitas emozionale. L’assoluto invade la sfera privata, e quest’ultima viene elevata a coscienza universale: nel drammatico passato di Louise (un tumore incurabile le ha sottratto la giovane figlia) si nascondono i segni per la salvezza della Terra. La decifrazione dei simboli, attraverso la consapevolezza di un’entità così superiore a quella umana, rimanda ancora, inevitabilmente, al Kubrick di 2001. Il film può essere letto in chiave biblica: Louise diventa il Mosè del terzo millennio, ancora di redenzione della specie umana. Le navi aliene, a forma di fagioli neri affusolati verso il cielo, percepite come minaccia, rappresentano delle nuove torri di Babele per una società sempre più ossessionata dalla xenofobia e divisa su posizioni belligeranti. Ponendo ancora la salvezza della Terra nelle mani di un nativo americano, si può scorgere un messaggio politico di speranza neo-dem, con stilettate ai nemici cinesi e russi, i soliti cattivoni pronti a sparare per primi.

La vera forza del film di Villeneuve risiede nelle emozioni della protagonista, così tangibili grazie all’ennesima magistrale prova attoriale di Amy Adams.

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