Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
Sembrava che con questo film Genovese volesse dare una sterzata... e invece ci ritroviamo con i soliti stereotipi: coppie elegantemente in crisi, che non osano rivelare i propri segreti per non scoppiare. E come se non bastasse, bersagli facili: l'analista donna che essendo donna e psicoterapeuta ha tutti i difetti del mondo, rispetto al proprio marito-uomo-medico, il quale, oltretutto, è migliore di sua moglie nel ruolo di genitore. Costoro, medico e analista, sono gli ospitanti nella loro casa di una cena tra amici, i quali a un certo punto decidono tutti di mettere i cellulari sul tavolo per far vedere che non hanno alcun segreto, e l'idea di fare questo gioco, guarda caso, e' sempre della psicoterapeuta. Da qui in avanti è tutto un battibeccare su tradimenti, caratteri nascosti, vizi non detti. A un certo punto dai messaggi ricevuti emerge pure che uno del gruppo è "frocio". Mamma mia che tragedia. L'ho trovato a tratti persino irritante. E poi il finale, come se nulla fosse successo, una sorta di esperimento pseudo-filsofico, per dare una chiusa a quel che (non) è successo, con buona pace per tutti, proseguendo con la vita di prima, da perfetti s-conosiuti. E tutto questo dove ci porta? Al dramma famigliare italano? Alle contaddizioni della nostra esistenza che non sempre è un libro aperto? Che ognuno di noi ha degli scheletri nell'armadio? Accidenti, non lo sapevo, e il film è stato molto istruttivo...
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