Dopo cinque anni di guerra, la crisi siriana rappresenta la più grande tragedia della era moderna. Metà della popolazione è stata costretta alla fuga, oltre 7 milioni di persone sono sfollate all'interno del proprio paese, mentre sono 4 milioni i rifugiati nei paesi limitrofi. Tra loro anche Mohammad, Nour, Alaa, Rasha e molti altri artisti che, nonostante il rientro in una Siria pacificata appaia ancora lontano, mostrano come la vita non si ferma in attesa del ritorno.
" Il dire che dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie non ha validità assoluta, è però certo che dopo Auschwitz, poiché esso è stato e resta possibile per un tempo imprevedibile, non ci si può più immaginare un'arte serena”
A proposito dell’arte in tempo di guerra
In Sarajevo c'erano le rose sul selciato. Si chiamavano così le schegge sparse a raggio delle granate esplose per strada.
In Sarajevo si facevano funerali notturni per evitare i cecchini
C’era la sete e c’erano le file alle fontane
C’era la fame, c’erano le file ai forni quando aprivano, c’era il freddo e… leggi tutto
Documentario sulla tragica situazione in Siria, dove nel 2015, dopo 5 anni di guerra, su 22 milioni di abitanti ben 4 milioni sono fuggiti, 400mila sono morti e 7 milioni risultano sfollati.
Le cifre impressionanti che la didascalia di chiusura snocciola impietosamente - sulle spettrali musiche di Pivio e Aldo De Scalzi - fanno rabbrividire; ma in effetti dopo oltre 40 minuti di visione… leggi tutto
Documentario sulla tragica situazione in Siria, dove nel 2015, dopo 5 anni di guerra, su 22 milioni di abitanti ben 4 milioni sono fuggiti, 400mila sono morti e 7 milioni risultano sfollati.
Le cifre impressionanti che la didascalia di chiusura snocciola impietosamente - sulle spettrali musiche di Pivio e Aldo De Scalzi - fanno rabbrividire; ma in effetti dopo oltre 40 minuti di visione…
A proposito dell’arte in tempo di guerra
In Sarajevo c'erano le rose sul selciato. Si chiamavano così le schegge sparse a raggio delle granate esplose per strada.
In Sarajevo si facevano funerali notturni per evitare i cecchini
C’era la sete e c’erano le file alle fontane
C’era la fame, c’erano le file ai forni quando aprivano, c’era il freddo e…
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Commenti (1) vedi tutti
" Il dire che dopo Auschwitz non si possono più scrivere poesie non ha validità assoluta, è però certo che dopo Auschwitz, poiché esso è stato e resta possibile per un tempo imprevedibile, non ci si può più immaginare un'arte serena”
leggi la recensione completa di yume