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E.T.E.R.N.I.T.

Regia di Giovanni Aloi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su E.T.E.R.N.I.T.

di alan smithee
6 stelle

La solitudine di un immigrato viene mitigata dall'intervento di una donna, sola anch'essa, che lo accoglie presso di sé. Questa parentesi di conforto vicendevole viene "minacciata" dall'imminente raggiungimento della famiglia tunisina dell'uomo, che si appresta a cercare una casa ove poter alloggiare con la sua "vera" famiglia.

21.12.2015 - IL GIORNO DEI CORTI

Una casa spoglia che tuttavia agli occhi del nuovo probabile inquilino si riempie di vita e di calore: quello della propria famiglia che si prepara ad arrivare in Italia e a raggiungerlo: lui, immigrato tunisino arrivato da noi in cerca di un miraggio di benessere, divenuto con tenacia e voglia di fare un dipendente di una ditta che si occupa di estrarre l'Eternit da tenni e solai per poi dismetterlo. Un lavoro ad alto rischio che tuttavia gli ha consentito di poter risparmiare tanto da permettersi una sistemazione tutta per lui e per la sua famiglia tunisina.

Ma che ne sarà della vita parallela che l'uomo si è inevitabilmente costruito negli spazi vuoti non occupati a lavorare.

Che ne sarà della donna che lo ha accolto, nutrito, amato e a cui lui ha comuque almeno un pò voluto bene, per sentimento vero o per opportunismo?

E.T.E.R.N.I.T., nome o sigla sinistra di un materiale che comunica tossicita', morte e anche un prolungamento senza fine di queste nefaste conseguenze accertate troppo in ritardo rispetto alla indiscriminata applicazione dello stesso nell'edilizia più  comune, celebra la separazione di due vite unite dal caso, e separate dal buon senso e dalla prospettiva di una vita finalmente se non in discesa, in vista di un traguardo compiuto e positivo. Quindi suggella una separazione, ovvero tutto il contrario dell'eternità che il titolo suggerisce, scandendo un dramma dell'abbandono per nulla facile da poter accettare.

Non basterà infatti un compenso simbolico a cancellare tutto quello che c'è stato; la disperazione della donna che sfida l'altezza e la pericolosità di camminare su elementi nocivi alla salute, è il segno indelebile che certi affetti e certe cortesie vengono dal cuore e non possono essere cancellate tanto facilmente.

Giovanni Aloi, già attore per la televisione, dirige con una certa sicurezza e buona tecnica di riprese questo piccolo film di produzione francese che si avvale dell'intensa "apparizione" (più che interpretazione) di Serena Grandi, donna ferita dall'abbandono, devastata dall'idea di rimanere nella solitudine dalla quale ha salvato tempo addietro l'uomo che le sta sfuggendo, seppur con giustificato motivo.

Purtroppo un cortometraggio, per sua natura, deve per forza di cose puntare su immagini e situazioni che tentino di raccontare o descrivere più di quanto il tempo conceda, ed è un peccato perché il film avrebbe meritato di concentrarsi maggiormente sui due personaggi, piuttosto che sul contorno, pur interessante e ripreso con una certa perizia. 

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