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In fondo al bosco

Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film

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La recensione su In fondo al bosco

di maghella
7 stelle

Nel mondo si “perde” un bambino ogni 2 minuti.

Durante la festa di S.Niccolò, in un piccolo paese sulle Dolomiti, il piccolo Tommi si perde mentre sfilano i Krampus. Manuel - il padre del bambino - che prende parte alla sfilata, indossa una delle maschere da diavolo (i Krampus appunto) che la leggenda vuole rapisca i bambini cattivi. Finita la sfilata, Manuel beve un po' troppo e perde di vista il bambino che si inoltra così nel bosco. Della sparizione del piccolo e del suo presunto omicidio viene incolpato il padre, che viene rilasciato per insufficienza di prove. Dopo 5 anni viene ritrovato un bimbo che potrebbe essere il piccolo Tommi. L'ispettore che aveva condotto le indagini 5 anni prima, fa fare tutte le analisi del caso (compresa quella determinante del DNA) e accerta l'identità del bambino: è Tommi a tutti gli effetti. Dopo un primo entusiasmo però le cose non paiono prendere una buona piega. Tommi non si ricorda niente del suo passato, di quello che gli è accaduto. Linda -la madre di Tommi- non riconosce il bambino come suo figlio, e piano piano lo allontana sempre di più da sé. Anche il nonno materno è ostile così come tutti gli abitanti del paese che vedono il bambino come un estraneo dalla personalità malefica. Solo Manuel pare aver ritrovato la pace, per lui quel bambino è suo figlio e si impegna a dargli tutto l'aiuto e l'affetto che gli è mancato negli anni della sua assenza.

La leggenda del paese e le vecchie credenze sono però più forti delle prove di un test del DNA, e i sospetti si fanno più inquietanti anche per gli atteggiamenti violenti di Tommi, che arriva ad uccidere il cane del nonno perché continuava a ringhiargli.

 

Il film, soprattutto nella prima parte, è concentrato a illustrare i personaggi. Ad uno ad uno vengono delineati a seconda del loro ruolo. Non sono solo i genitori il fulcro intorno al quale ruota la vicenda, ma anche l'ispettore che si scoprirà essere l'amante di Linda, alcuni ragazzi del paese (tra cui la baby-sitter di Tommi quando era piccolino) che paiono nascondere un pesante segreto riguardo tutta la storia, e il nonno che è fermamente convinto che Tommi sia il diavolo tornato per dannare la sua famiglia.

Molti più numerosi i flashback nella seconda parte, utili per la risoluzione del finale.

Un noir (finalmente) a forti tinte horror in alcune parti, che prende spunto da quello che potrebbe essere uno dei tanti fatti di cronaca che da sempre riempiono i giornali: la sparizione dei bambini.

Ma il film va oltre. Non si limita a confezionare solo una storia avvincente, ma cerca di alimentare una profonda riflessione: quando sparisce un bambino, c'è sempre qualcuno che sa la verità. Nel caso di questo film si da la responsabilità ad una antica leggenda, al diavolo in persona. Ma sotto c'è sempre la paura per il diverso, per chi non è del posto, si trova sempre un capro espiatorio sul quale riversare la paura e la colpa, che sia il diavolo o un padre ubriacone o lo scemo del villaggio.

Il bel paesaggio delle Dolomiti e il rassicurante paesino di montagna sono in verità una cornice di falso perbenismo, che racchiude segreti atroci. Come non pensare a Cogne e alle sue casette di legno? Come non pensare a Tommaso (Tommi) Onofri quando si pensa al bambino sparito nella notte e alle ingiuste colpe che subì il padre Paolo?

Ottimo l'incipit, costruito con spezzoni di servizi televisivi sempre pronti a raccontare nei minimi dettagli queste vicende di cronaca, ma forse più interessati ai dati dell'odiens che alla realtà dei fatti. Manuel viene messo subito alla gogna perché “non del paese”, “perché il bambino si era rotto un braccio poco tempo prima”, “perché beve sempre troppo”... ma Manuel è l'unico ad essere veramente felice per il ritorno del figlio e disponibile ad aiutarlo per tutto quello che ha dovuto subire.

Quello che è successo a Tommi quando si è perso nel bosco io e chi ha visto il film lo sa, perciò non dirò altro riguardo alla trama, perché il bello di questo genere di film (e ce ne sono pochi in Italia oggi) è scoprire la verità.

Posso solo aggiungere che il film è recitato molto bene sia dagli ottimi protagonisti: Filippo Nigri nella parte di Manuel sa dare al suo personaggio mille sfumature, sempre in lotta con il suo problema con l'alcol riesce a resistere proprio nel momento più difficile e a rimanere lucido quando tutto sembra vacillare. Brava Camilla Filippi nella parte di Linda: una madre che non riconosce nel figlio ritornato il suo bambino, la sua fragilità mentale viene del tutto compromessa da questo atroce dubbio che sfocia in terrore quando viene messa davanti alla realtà dei fatti.

Bravo il piccolo Teo Achille Caprio nella parte (non semplice) del piccolo Tommi.

Bravi anche i personaggi di “contorno” che riescono a diventare determinanti per il buon risultato finale. Sono rimasta piacevolmente sorpresa nel rivedere Maria Vittoria Barrella nella parte dell'ambigua babysitter, la giovane attrice mi aveva già colpita nel primo lungometraggio di Lodovichi “Aquadro”.

Non mancano alcune perplessità su alcuni passaggi della storia, qualche dialogo poco convincente, ma sinceramente nel complesso poca cosa. La fotografia e alcune inquadrature sono davvero notevoli dando così al film una nota personale e riconoscibile nello stile di questo giovane regista che tengo d'occhio da qualche anno.

Camilla Filippi, Filippo Nigro

In fondo al bosco (2015): Camilla Filippi, Filippo Nigro

 

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