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Mon cas

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Mon cas

di mm40
6 stelle

Film in quattro parti. Una rappresentazione teatrale sta cominciando e un uomo la interrompe perchè ha urgenza di raccontare la sua storia. Ma il guardiano lo redarguisce e la protagonista entra in scena, cominciando il suo monologo; evocato, giunge sul palco anche l'autore, che tenta di giustificare la vacuità della sua opera. Seconda parte: tutto ciò viene riproposto in bianco e nero, con funebri pensieri di sottofondo, pronunciati da una voce esterna. Terza parte: tutto ciò viene riproposto con la banda sonora mandata a rovescio: non si capisce nulla dei dialoghi. Quarta parte: la storia di Giobbe, che per ottenere la benedizione divina deve cessare ogni dubbio sul creatore.

 

Concettuale, troppo perfino. Forse il progetto più ambizioso a livello intellettuale della pur folta e intellettualmente ambiziosa produzione di Manoel De Oliveira. Mon cas - scritto dallo stesso regista a partire dal testo teatrale omonimo di Josè Regio, con inserti da Beckett (Per finire ancora e altri fallimenti) e dal libro biblico di Giobbe - è un'ora e mezza di teatro filmato, con quattro differenti atti ben staccati fra loro. E se i primi tre sono pressochè identici, il quarto spiazza del tutto, con la riproposizione della storia biblica di Giobbe ambientata in un futuro postatomico; ogni tipo di perplessità è ammessa, a questo punto. Il cinema del Maestro portoghese va involvendosi: i movimenti di macchina si fanno sempre più minimali (in futuro, semplicemente, smetterà di muoverla), la recitazione è qui esplicitamente teatrale (e non solo: anche scene, costumi, dialoghi, per esigenze di copione), pochi sono i personaggi in scena e ancora più scarsa è l'azione. Eppure Mon cas vive di una dinamicità interna - interna all'inquadratura e alla storia stessa, non proprio lineare - e, escludendo i due frammenti centrali della pellicola, risulta un film perfino ironico e brioso, quantomeno nell'incipit, e dotato di un finale simbolico che racchiude la morale dell'intera opera. Ovvero una metafora che accoppia la creazione divina con quella umana-artistica. Nel cast: Bulle Oigier, Luis Miguel Cintra, Fred Personne, Axel Bogousslavsky; coproduzione fra Portogallo e Francia. 6/10.

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