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The Atticus Institute

Regia di Chris Sparling vedi scheda film

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La recensione su The Atticus Institute

di maghella
8 stelle

 

Ho iniziato a guardare questo piccolo film sicura che sarebbe stato l'ennesimo scontato mockumentary. Da qualche anno, soprattutto nella cinematografia indipendente americana, si punta moltissimo su questo stile per girare un film. Stile che sinceramente mi ha annoiato molto, non trovandoci più l'effetto realistico iniziale, ha lasciato il posto a trovate banali e oramai poco – per nulla – suggestive. Ho cominciato a vedere questo piccolo film – dicevo – quasi distrattamente fino a ritrovarmi completamente presa dagli eventi.

Sulla carta la trama non presenta nulla di eccezionale: metà anni '70, in un laboratorio scientifico vengono fatti degli esperimenti sulle capacità telematiche ed extrasensoriali. Telecinesi, telepatia e quant'altro. Molti i test su persone più o meno dotate, molte le delusioni quando venivano scoperti da parte dell'equipe capeggiata dal dott. West (William Mapother), i trucchi da circo di alcuni imbroglioni che volevano farsi passare per sensitivi o pseudo tali. Un giorno arriva Judith (Rya Kihlstedt). Accompagnata dalla sorella in uno stato quasi catatonico, Judith manifesta subito delle capacità speciali e al di fuori di ogni aspettativa. Non solo riesce a spostare oggetti con il pensiero, a superare tutti i test di laboratorio con risultati mai ottenuti da nessuno in precedenza, ma sembra quasi leggere nel pensiero delle persone, anticipandone o addirittura modificandone le azioni.

Vista l'importanza della scoperta, viene interpellato il Ministero della Difesa e l'FBI, che prendono in mano la situazione mettendo da parte l'equipe medica. Sottopongono Judith a esperimenti sempre più al limite della sopportazione umana.

Ovviamente di umano si intuisce subito esserci ben poco in Judith, che manifesta tutti i sintomi di una possessione demoniaca. Scienza, potere militare e potere demoniaco che si trovano a combattere all'interno di un piccolo laboratorio scientifico.

Nel film non mancano le testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari di chi invece non è sopravvissuto. Tutto – ripeto – molto scontato sulla carta, ma che risulta avvincente alla visione.

 

Il film è costruito bene nell'escalation emozionale, non gioca sugli effetti speciali o sui trucchi conosciuti dall'utilizzo inflazionato del mockumentary, ma punta tutto sull'effetto sorpresa nel trovare un caso demoniaco quando si cercava e ne studiava uno scientifico. Lo sgomento da parte dei medici che si trovano indifesi davanti a “poteri” nemmeno supponibili, la rabbia dei militari che non riescono a contenerlo e utilizzano tutte le armi a loro disposizione per domarlo. Infine Judith, la classica indemoniata e posseduta, che ispira pena e paura.

 

Piccolo film, ripeto, ma che non delude e diverte chi di questo genere ne ha fatto indigestione come me. Tanto mi ha convinta, che non mi vergogno ad ammetterlo, sono andata velocemente a controllare se la vicenda era vera o no.

Ovviamente non era vero.

Rya Kihlstedt

The Atticus Institute (2015): Rya Kihlstedt

 

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