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Suicide Squad

Regia di David Ayer vedi scheda film

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La recensione su Suicide Squad

di solerosso82
4 stelle

La squadra di criminali specializzata in missioni suicide top-secret assemblata dall’agente governativa Amanda Weller (Viola Davis) e guidata dal Colonnello Rick Flagg (Joel Kinnaman) deve affrontare una misteriosa entità magica (Cara Delevigne) che ha messo a ferro e a fuoco Midway City. Tra le sue fila, la pazzoide Harley Quinn (Margot Robbie), nota anche come “fidanzata” del Joker (Jared Leto), il cecchino Deadshot (Will Smith), l’uomo-coccodrillo Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje), la letale samurai Katana (Karen Fukuara), il mercenario Slipknot (Adam Beach), l’australiano Capitan Boomerang (Jai Courtney) e, infine, El Diablo (Jay Hernandez), pericoloso criminale ispanico capace di controllare il fuoco. 

 

“I peggiori eroi di sempre”: la task-force di cattivi, ideata nel 1959 da Robert Kanigher e Ross Andru, delude le attese rivelandosi un blockbuster usa-e-getta per teenager che una volta superato l’esame di terza media già facilmente dimenticheranno.

E’ difficile credere a un simile pasticcio,  se si pensa al primo, suggestivo trailer rilasciato al Comic Con di San Diego nel luglio 2015, che si apriva con le danze conturbanti di una quasi eterea Margot Robbie, attorcigliata a un fascio di stracci sulle note lisergiche di I Started a Joke dei Bee Gees nella versione dei ConfidentialMX, per poi vederla in azione con mazza da baseball, look punk alla Blondie e make-up alla Daryl Hannah di Blade Runner, chiudendosi poi su un minaccioso primo piano del Joker di Jared Leto, autentica furia di sadismo e perversione, un po’ Marylin Manson, un po’ Conrad Veidt da L’Uomo che ride (l’attore che ne ispirò i creatori Bob Kane e Bill Finger).

Scritto e diretto da David Ayer, apprezzato regista di action crudi come Fury e Sabotage, il film giunto nelle sale è invece un b-movie involontariamente trash che soffre di un montaggio da videoclip confuso e sfilacciato, risultato di una stressatissima post-produzione. La Warner Bros, ancora scottata dalle stroncature e dalla tiepida accoglienza per Batman v Superman, sceglie il cut edulcorato assemblato dalla compagnia Trailer Park (la stessa responsabile del fortunato marketing pubblicitario), puntando a un pubblico esclusivamente di ragazzini: strategia commercialmente valida, visto l’incredibile successo al botteghino (nonostante le recensioni negative) con un incasso globale che supera i 700 milioni di dollari (senza Cina), pompato da un’azzeccatissima tracklist (disco d’oro nelle classifiche di vendita, con hit come Sucker for Pain degli Imagine Dragons e Heathens dei Tweenty One Pilots). La pellicola soffre comunque di grossi difetti che probabilmente esistevano già in fase di script, ulteriormente amplificati nei reshoot e nei copiosi tagli (in particolare quelli sulla perversa relazione tra Joker e Harley, trasformata in un’incomprensibile e infantilistica love-story): indeciso nella scelta del tono (e con lo spauracchio della censura), non è abbastanza crudele quando vuole essere cattivo, è banalissimo quando vuole essere cupo, fa poco ridere quando vuole essere divertente.

Mal sfruttata l’ambientazione metropolitana notturna, sporca e cupa, che in parte rimanda al Carpenter di 1997 Fuga da New York o alle bande schizoidi de I Guerrieri della Strada di Walter Hill, povera invece la spruzzata zombie-movie romeriana e quasi inguardabile quella fantasy “alla Ghostbuster” scelta per il finale. Ma la nota peggiore è l’interazione tra i singoli personaggi (l'adattamento corale è ripreso da Quella sporca dozzina), assolutamente nulla: ne restano soltanto qua e là alcuni sprazzi senza mai coinvolgere l'entusiasmo dello spettatore. Una post-credit anticipa il prossimo blockbuster (Justice League di Zack Snyder), assieme ai camei di Flash (Ezra Miller) e Batman (Ben Affleck).

“Siamo tutti cattivi dentro ma belli fuori” ricorda Harley ai suoi camerati svelando forse l’unica ragione del loro successo: quasi tutti i personaggi (esclusi i deludenti Kinnaman e Delevigne) sono sempre magicamente seducenti,  che siano scene incomprensibili (Leto e la Robbie), dialoghi insulsi (Hernandez/Diablo), stando fermi davanti alla macchina da presa senza fare nulla (Fukuara/Katana e Agbaje/Croc), o con scene d’azione non particolarmente significative (Smith/Deadshot). La loro “vanità” è la chiave di salvezza del baraccone, a cominciare dalle sculettate della Robbie che valgono oro.

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