Regia di Kenneth Lonergan vedi scheda film
I luoghi conservano drammaticamente i fantasmi del passato. Si legano indissolubilmente ai volti , alle strade percorse, alla natura tanto da diventarne parte dello stesso desolato paesaggio. E se capita di scappare di lì per ricominciare tutto da zero, per fuggire via da una terra consumata dal dolore e da una vita ormai bruciata, c'è qualcosa che ti riporta indietro inesorabilmente con la forza ineluttabile di un destino che ti conduce a dar conto delle tua vita, perchè, comunque sia, quella è la TUA terra.
E allora ti tocca riallacciare i rapporti e ritornare a frequentare visi una volta noti che ti rendono vivo quel dolore vissuto.
Manchester by the sea è un film che parla di cicatrici, che non si rimarginano, che nascondono il dolore pulsante che avvampa. E lo fa con tono sommesso, lasciando parlare il contesto, i volti, il mondo che continua ad esistere nonostante dentro di te tutto sia mutato.
Un elogio del pudore dove l'urlo è sostituito dalla viva fiammella del senso di colpa.
Intelligente e mai convenzionale l'uso dei flashback che tiene viva la sottotrama thriller, ma la parte forte del film è la relazione tra la giovinezza energica del nipote e la vita consumata dello zio.
L'esistenza di un adolescente che deborda nelle passioni e l'indolenza di chi si muove per inerzia, perchè ormai si trascina costretto dalla gravità.
Una dinamica esplosiva in cui l'amore e l'odio si congiungono in un abbraccio vitale, in un afflato per la vita che rimane insopprimibile nonostante i sedimenti del passato ti spingano giù.
E intanto vista dal mare, la vita scorre come sempre, placida, pacifica, sempre uguale a se stessa...
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