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Hybris

Regia di Giuseppe Francesco Maione vedi scheda film

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La recensione su Hybris

di FilmTv Rivista
4 stelle

Tre ragazzi e una ragazza si recludono volontariamente in quella casa nel bosco, per un weekend con il morto - l’amico defunto e ora raccolto in un’urna - che da rievocazione dei bei tempi dell’infanzia precipita nei territori dell’incubo. Nello spazio angusto del capanno di legno, dal quale dopo pochi minuti spariscono misteriosamente porte e finestre, sono compressi i segreti dei quattro protagonisti e le ambizioni del giovanissimo regista, classe 1993, che con un coltello piantato nel pavimento mette in campo Polanski non a caso: Maione insegue del maestro polacco l’ambientazione claustrofobica, mettendo in scena un gioco al massacro psicologico che si trasforma in reale carneficina slasher. A suo sfavore gioca la verdissima età, non solo sua, ma di tutto il cast & credits: troppo esile e derivativa la sceneggiatura di Tommaso Arnaldi (classe 1987, anche interprete e produttore), che sfilaccia la tensione in reiterati colpi di scena e svolte allucinatorie, con un repertorio di feticci catalizzatori del terrore (l’orsacchiotto di pezza, il pentacolo sotto il tappeto) abusati dal cinema di genere. Sotto il livello di guardia anche gli interpreti, volti acerbi che risentono della mancanza di esperienza di chi li dirige: fuori parte il pur volenteroso Lorenzo Richelmy scoperto da Il terzo tempo, semplicemente fuori luogo Guglielmo Scilla in arte Willwoosh. Rimandati a settembre.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 22 del 2015

Autore: Ilaria Feole

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