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Free State of Jones

Regia di Gary Ross vedi scheda film

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La recensione su Free State of Jones

di mc 5
5 stelle

Osservando il manifesto ufficiale del film e vedendovi campeggiare in maniera forse esagerata il faccione di Matthew McConaughey (spero di averlo scritto esatto questo cognome impossibile) in primissimo piano, viene da pensare ad un one man show. Non è proprio così anche se è inutile negare che Matthew regge sulle sue solide spalle gran parte dei lunghi 139 minuti del film (e lo fa peraltro egregiamente). Diciamo subito una cosa, che corrisponde ad una realtà dei fatti e poi individuiamoneuna plausibile ragione. Il film (che non è particolarmente brutto, anzi si fa guardare e sotto molti aspetti anche apprezzare) in patria (ma pare stia accadendo un po' ovunque) è stato al botteghino un flop clamoroso. Si sono azzardate varie ipotesi. Io dico la mia. Il film magari è un po' lento e in alcuni passaggi noiosetto, ma non è male. Il problema a mio avviso sta nello stile, che qualcuno definirà "classico" ma in realtà piu' che classico è "vecchiotto", nel senso di leggermente datato. Un certo didascalismo (vedi le foto d'epoca) e un clima generale da "Balla coi lupi" alla fine risulta di sembrare un pochino indigesto. E si avverte dunque la percezione di un dramma molto serio e impegnativo (un gruppo di disertori durante la guerra civile del 1800 americano mette su un piccolo esercito di ribelli che sfida entrambe le fazioni in lotta) ma che in realtà riesce ad appassionare il pubblico solo in parte. Evidenziando tra l'altro la sproporzione tra l'elevata qualità della prova di un McConaughey straordinario protagonista mattatore e il livello complessivo dell'opera, sicuramente non eccelso. In altri termini, buonissime le intenzioni (un accorato dramma d'impegno contro la spietatezza di ogni conflitto bellico) ma traballanti i risultati. Regia e sceneggiatura portano alla luce una scelta non convincente (circa l' impostazione vagamente datata dello stile espressivo di una chiave narrativa per molti versi superata). L'unico punto fermo è la qualità di un attore come McCaughney, professionista di conclamata versatilità, e in costante crescita (potrei aggiungere che l'ho adorato in una pellicola che -pur bastonatissima dalla critica- ho collocato nell'olimpo dei miei film di culto: "La foresta dei sogni" firmata da Gus Van Sant). E concludo annotando il mio rammarico per essermelo perso in"Killer Joe" di William Friedkin. Anyway, tranquillo Matthew, càpita a tutti di sbagliare un film.

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