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Joy

Regia di David O. Russell vedi scheda film

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La recensione su Joy

di Alys
6 stelle

Ogni volta che m'imbatto in una commedia come questa, il dubbio che mi assale è sempre lo stesso: è il cast ad essere inutilmente sprecato, o è piuttosto il film - di per sé tutt'altro che eccelso - a sembrare migliore di ciò che è proprio grazie agli attori? Probabilmente entrambe le cose.

 

Di regola non sono un'amante della commedia americana moderna: il cinema leggero che piace a me è quello di una volta: quello in cui la risata era garantita dallo humor sottile, nascosto tra le righe; quello fatto di scene e battute destinate a diventare parte del linguaggio comune; quello in cui il divertimento non aveva niente a che fare con la trivialità, ma faceva rima con classe e intelligenza... quello alla Billy Wilder, per intenderci.

Ammetto però che, di tanto in tanto, mi piace tentare qualche incursione nella commedia di oggi, forse perché spero di avere finalmente l'occasione di ricredermi, o più semplicemente perché di tanto in tanto ho voglia di concedermi qualche ora di puro relax senza impegno, possibilmente, con qualche sorriso. Se poi l'idea di base è accattivante, e tra il cast spunta qualche nome di mio gradimento, tanto di guadagnato!

 

È per questa ragione che mi sono avvicinata a Joy: un film con delle premesse tanto strambe, e degli interpreti dai nomi così altisonanti, che è difficile resistere alla tentazione di dare almeno un'occhiata.

La storia si focalizza intorno all'invenzione del moderno mocio autostrizzante da parte di Joy Mangano, casalinga insoddisfatta ed ex ragazzina dall'incontenibile creatività, costretta a rinunciare ai propri sogni per amore di una famiglia strampalata come poche, con cui condivide la propria casa: due bambini; un ex marito dalle velleità musicali relegato nel seminterrato; una madre da anni inchiodata alla tv di fronte alla sua soap opera preferita; un padre di ritorno a casa (anche lui destinato a dividere il seminterrato con l'ex genero) dopo l'ennesimo fallimento sentimentale; un'aspirante matrigna (un'inedita a e talvolta vagamente inquietante Isabella Rossellini); una sorellastra invidiosa (l'unica che fortunatamente non vive in casa) sempre pronta a dare del filo da torcere; ed una nonna - l'improbabile voce narrante della storia - che, diversamente dagli altri familiari, non smetterà mai di credere in Joy e d'incoraggiarla a coltivare i propri sogni e lottare per realizzarli.

E così, tra entusiasmi, delusioni, truffe, e raggiri vari, la giovane casalinga di Long Island si trasforma inaspettatamente in donna di successo.

 

Ritmo sostenuto, tono fiabesco, e visioni oniriche a metà tra la comicità e il nonsense (il compenetrarsi di telenovela e vita domestica rende bene l'idea). Classificare un film come questo, però, resta un'impresa non facile: biopic? Parodia? Commedia? Fiaba? (Pseudo)dramma?

Forse però sarebbe più corretto definirlo semplicemente per quello che è: un autentico miscuglio di tanti generi diversi che, ispirandosi ad una storia realmente avvenuta, finisce col regalarci un prodotto bizzarro, un po'confusionario, ma tuttavia - almeno dal mio punto di vista - piacevole.

Buona parte del merito, come gia anticipato, spetta indiscutibilmente al cast: che ne sarebbe stato, mi domando, della figura sbiadita e tutto sommato superflua del produttore televisivo Neil Walker, senza l'interpretazione dello sprecatissimo Bradley Cooper? E chi mai avrebbe fatto caso al padre di Joy se non avesse avuto le fattezze, e soprattutto il carisma, dell'inconfondibile Robert De Niro?

Tuttavia, la carta vincente (o per lo meno quella che salva definitivamente le sorti del film) è senza dubbio Jennifer Lawrence: convincente, espressiva, perfettamente in parte nel ruolo dell'intraprendente protagonista, e nel contempo del tutto a suo agio tanto nelle parti comiche quanto nelle scene dedicate ai momenti di scoramento di Joy.

Certo, il ruolo non è di quelli destinati ad entrare nella storia del cinema, e l'Oscar - malgrado la nomination - obiettivamente andrebbe forse riservato a ruoli più incisivi ma la Lawrence fa davvero un ottimo lavoro, ed anche nei frangenti meno efficaci della pellicola, la sua interpretazione fa la differenza.

 

In breve, non un capolavoro (ma neppure lontanamente!), ma se si ha voglia di svagarsi e sorridere un po'senza pretese - e senza rinunciare ad un tocco di dignitosissima recitazione - vale la pena di dargli una chance... se possibile in lingua originale.

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