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Velluto blu

Regia di David Lynch vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Velluto blu

di odnamra
8 stelle

Velluto blu (1986) rappresentò indubbiamente il ritorno di Lynch in qualità di autore, dopo la lunga parentesi di The Elephant Man e Dune. E' il film della rinascita artistica di Lynch, dopo l'esperienza di Dune e i dissidi con De Laurentiis, e può benissimo essere considerato come una "seconda opera prima" per il regista, poichè ne possiede infatti sia la freschezza che la sfrontatezza. Si tratta infatti di un film per palati forti che unisce il gusto sadico e perverso del regista per le situazioni estreme e inenarrabili ad una costruzione narrativa surreale e intrisa di simbolismi. La trama è degna dei migliori noir: un giovane, di ritorno da una visita nell'ospedale nel quale è ricoverato il padre, scorge su un campo incolto la presenza di un orecchio umano. Jeffrey, questo il suo nome, lo porta alla polizia locale, dopodichè cerca di saperne di più. Invitato dallo sceriffo a non invischiarsi nella vicenda, si lascia avvicinare dalla figlia di quest'ultimo, Sandy, che gli racconta gli ultimi sviluppi delle indagini. Implicata nella vicenda sarebbe la cantante di night Dorothy Vallens: da questo momento in poi la storia si fa torbida, rivelando l'interesse di Lynch per la rappresentazione oscura e terribile della provincia americana, in apparenza tutta steccati bianchi e rose rosse, ma in fondo brulicante di misteri. In realtà sin dall'inizio si nota che "l'aria si sta facendo pesante": dopo un'incipit sulle note di Blue Velvet di Bobby Vinton e una carrellata sulla tipica giornata radiosa della cittadina teatro delle vicende, assistiamo all'infarto di cui è preda il padre di Jeffrey. Ed è nel profondo della terra che si dirige la telecamera: è tutto un brulicare di insetti, ed è un preludio tutto da gustare.
Velluto blu, come molta critica si è sforzata di illustrare, è senza dubbio un film sullo sguardo: la telecamera indugia molto sull'orecchio dal quale parte la vicenda; inoltre, Jeffrey è nascosto nell'armadio quando scopre la torbida relazione tra Dorothy e il gangster Frank Booth: questa scena determinerebbe la posizione che il pubblico avrebbe dovuto prendere in relazione al film; lo stesso Frank odia essere guardato da Dorothy e anche da Jeffrey. E' altresì vero che Lynch pare divertirsi giocando sul rimescolamento di generi: qua e là si intravede il giallo, poi il film d'avventura, il thriller e anche una spruzzatina di sentmentale nella relazione fra i ragazzi. Ma senza dubbio la cosa che lo rende più torbido è quel finale, con Jeffrey che si sveglia dopo un riposo all'aperto: tutto ciò che si è visto finora potrebbe essere stato il sogno del ragazzo? Lynch mantiene l'ambiguità, lasciando molti interrogativi: se è stato un sogno, quale ruolo possono aver giocato quelle figure all'interno di esso? In altre parole, cosa possono rappresentare i personaggi di Dorothy e Frank per lui? Essi potrebbero essere la rappresentazione di figure che durante il presunto sogno mancano: delle figure parentali. In verità esse sono presenti, ma figurano solo come delle semplici appendici, degli accessori senza una loro caratterizzazione: il padre è sempre in ospedale e non può parlare, mentre la madre compare a fianco della zia in un ruolo di contorno, senza avere voce in capitolo. Tutto ciò lascerebbe supporre che il ragazzo abbia desiderato sostituire i suoi genitori troppo scialbi con delle figure fin troppo attive. Lo stesso rapporto fra il gangster Frank e il giovane Jeffrey lascerebbe supporre che vi sia un complesso edipico da parte del protagonista, desiderio che relazionerebbe Jeffrey come colui che vuole sostituirsi al padre per possedere la madre (e il rapporto di tipo sentimentale - sessuale fra Dorothy e il ragazzo avvalorerebbe ciò). Jeffrey quindi potrebbe essere l'altra faccia di Frank e prenderebbe corpo l'ipotesi del doppio. Nonostante tutto, Lynch rimane comunque criptico su questi episodi, non aiutando assolutamente lo spettatore a disvelare l'enigma che si nasconderebbe a Lumberton. E in fondo, è meglio così.
Da segnalare con questo film l'ingresso nella troupe di Angelo Badalamenti, che da quel momento in poi scandirà con le sue note jazzistiche e anni '50 l'universo lynchiano.

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