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Steve Jobs

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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La recensione su Steve Jobs

di ethan
6 stelle

'Steve Jobs' non è strutturato come un classico biopic, in cui, di una determinata persona, si raccontano più fatti spalmati in un lungo arco temporale, ma si concentra sui concitati momenti che precedono tre fasi cruciali per la carriera dell'informatico scomparso cinque anni fa: il 1984, con il lancio del Macintosh 128K; il 1988, con il lancio del NeXT Computer, con il ruolo di Jobs ridimensionato all'interno della Apple; il 1998 con l'iMac, con Jobs divenuto invece CEO della Apple.

Il film è diretto da Danny Boyle ma sul lungometraggio, più che l'impronta registica dell'autore inglese, pesa la rovente penna di Aaron Sorkin ed il risultato che ne consegue è un film certamente non brutto, data la notoria eleganza formale che contraddistingue ogni lavoro del cineasta di Manchester, ma irrimediabilmente verboso, sovraccarico di dialoghi, seppur alcuni molto taglienti ed arguti, che finiscono per soffocarne la solitamente virtuosistica messa in scena e l'adrenalinico montaggio, caratteristiche principali del suo modo di fare cinema, che viene per tali motivi snaturato e ridotto a lunghissime scene parlate.

Un altro aspetto che riduce la portata del film è lo 'sprecare' un così ampio minutaggio per raccontare le beghe familiari di Steve Jobs, alle prese con una donna, Chrisann (Katherine Waterston) e la figlia Lisa (Perla Haney-Jardine, la B.B. di 'Kill Bill', nel segmento con lei diciannovenne) che lui inizialmente non vuole riconoscere, parti queste molto risapute e propinate sistematicamente in ogni biografia hollywoodiana che si rispetti - basti pensare alla stagione scorsa, in 'La teoria del tutto' quanto fosse preponderante la storia d'amore tra lo scienziato Hawking e la prima moglie nell'economia del film - a scapito di altri aspetti ben più interessanti, come quelli che, per fortuna, lo script dedica alle dinamiche tra Jobs e i suoi collaboratori ai vari livelli nell'organigramma dell'azienda per cui lavora, da cui traspare - e questo è un elemento di pregio dell'opera - comunque un ritratto per nulla agiografico del vulcanico studioso di informatica nonché imprenditore, anzi, al contrario un individuo meticoloso, pignolo e perfezionista fino alla maniacalità, dotato di un ego smisurato e dai comportamenti nei rapporti interpersonali impostati più su un piano professionale che umano.

Altro pregio del film è l'alto livello delle interpretazioni, esaltato ancor più nella versione originale, con personaggi tutti molto ben delineati psicologicamente, a partire da Michael Fassbender che regge egregiamente la complessità dell'uomo diventato un'icona, un guru dell'informatica, con una prova di grande mimetismo, passando per la sontuosa performance di Kate Winslet, che nel ruolo della segretaria, di origine polacca, factotum di Jobs, come sempre, fa un meticoloso lavoro basato anche sul perfezionismo della dizione, un ottimo Jeff Daniels, indimenticabile nonostante le poche sequenze in cui è impegnato nonché un sorprendente Seth Rogen, che si distacca dai ruoli demenziali in cui si è usi vederlo, per ritrarre Steve Wozniack, fidato collaboratore di Steve fin dagli albori al quale però non riconosce il suo apporto alla causa informatica, relegandolo, come dice in un dialogo, a ''parte dell'orchestra, definendo se stesso l'orchestra''.

Voto: 6,5 (versione doppiata e v.o.s.).

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