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My Name is Annemarie Schwarzenbach

Regia di Véronique Aubouy vedi scheda film

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Leo Maltin

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La recensione su My Name is Annemarie Schwarzenbach

di Leo Maltin
6 stelle

Per restituire la poliedrica attività di quest’artista, l’autrice del film seleziona diverse ragazze, chiamate a interpretare altrettante immagini di Annemarie. Epigone più o meno consapevoli del ruolo che è stato loro assegnato, esse rappresentano i diversi aspetti di una personalità certamente tra le più significative del suo tempo. Grazie all’interpretazione delle attrici che di volta in volta si alternano nella parte, Annemarie di fatto rivive: ascoltiamo le sue parole, la vediamo in preda ai dubbi, imprigionata in un corpo che ama e odia, in conflitto con sé stessa e la società.

Nel contempo, l’immedesimazione nel personaggio realmente esistito consente alle giovani donne di mettere a nudo anche sé stesse: la recita funge da video-confessione in cui conoscersi, confrontarsi, accettarsi e infine, ciò che più conta, amarsi per quello che si è.

Queste donne che “pensano, dunque sono” e “fanno” Annemarie, agiscono (in senso drammaturgico) anche in cerca della propria identità. Il documentario di finzione diventa quindi diario di gruppo in autoanalisi psicosociale.

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