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The Hateful Eight

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Thrombeldimbar

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La recensione su The Hateful Eight

di Thrombeldimbar
4 stelle

Ho provato molta indignazione quando le meravigliose bellezze della natura iniziali del film, quali le spettacolari montagne innevate del Wyoming e tutto il paesaggio circostante, sono state catturate con l'obbiettivo dalla tecnologia Ultra Panavision 70 millimetri dalle mani esperte di Tarantino. Se poi il tutto si riduce alla ripetitività mestierante di altri scopi registici.. Questo aspetto ha il sapore della furbesca operazione di marketing, a maggior ragione, quando poi, una grandissima parte del film viene ambientata all'interno di un emporio. Ho l'impressione di percepire la fregatura, che si riduce allo studiato e voluto effetto "Wow" per richiamare orde di spettatori "medi" nelle sale apposite, e da parte del regista di trovare le giustificazioni perfette per far sbavare i fans tarantiniani. Eppure non ci stiamo accorgendo che il cinema è in stato di forte crisi, le piattaforme digitali stanno sempre più dominando il mondo dell'intrattenimento audiovisivo. E se questo è l'antidoto giusto per portare più soldi in cassa e non far eclissare lo spettatore dalle sale ben venga. Però devo riconoscere che il grande cinema è ben altra cosa e questo film è di una mediocrità evidente. Tarantino, da molto tempo, è la parodia di sé stesso, non riuscendo ad evolversi. Il suo riconoscibile stile di narrazione opprime ed è sempre lo stesso, così noisamente logorroico.. Il regista non fa intravedere all'orizzonte la benché minima rivalsa di originalità. Questo "The Hateful Eight" a una prima visione può soddisfare le aspettative.. ma non viene voglia di rivederlo. Centosessantuno minuti sono tanti per le dinamiche del film, e se ci aggiungo le immancabili approssimazioni di sceneggiatura, piccoli accenni di propaganda nauseante e tanto fumo e poca sostanza. Cerchiamo di "dare a Cesare quel che è di Cesare".. Senza sbilanciarsi troppo e gridare, quando l'arte presa in esame è quella di Tarantino, al capolavoro. 

 

Più che un vero e proprio western il film dà l'impressione di avvicinarsi ad un giallo "spostato" alla Agatha Christie.

 

Una diligenza con a bordo un famoso cacciatore di taglie dal modo peculiare di esercitare il proprio mestiere, John Ruth (Kurt Russell), è diretta verso Red Rock, nel Wyoming. Con lui c'è un fuorilegge da giustiziare, l'insopportabile Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) con su la testa affibbiata una cospicua taglia da riscuotere di 10.000 $. Il cocchiere nota da lontano una figura di uomo nel bel mezzo della tormenta, ferma i cavalli, è un negro.. Lo sconosciuto si presenta al cocchiere come Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), rimasto bloccato dalla tormenta, il cavallo ha ceduto.. Chiede un passaggio, anche lui deve consegnare a Red Rock delle salme di fuorilegge e riscuotere le taglie. Ma prima deve convincere John, che si dimostra da subito diffidente. I due si conoscono ma prima che il negro possa scaldare le chiappe sulla diligenza di tempo ne passa.. Perché il film è strutturato così. Dialoghi incalzanti su dialoghi logorroici, alle volte ben riusciti, alle volte vien voglia di spillarsi delle graffette allo scroto.. Un altro disperato poco più tardi verrà fatto salire nella diligenza, questa volta si tratta di Chris Mannix (Walton Goggins) diretto anche lui, ma tu guarda le coincidenze, a Red Rock per prestare giuramento sulla stella di sceriffo.. La bufera però sì fa sempre più persistente e non è ragionevole proseguire. Meglio rifugiarsi per un po' nell'emporio di Minnie (Dana Gourrier) ed aspettare che la bufera scemi. Arrivati però qualcosa non quadra, e il primo ad accorgersene è il Maggiore. Sembra infatti che Minnie e suo marito abbiano lasciato l'emporio incostudito, o meglio affidandolo a quattro brutti ceffi: Bob, detto il "messicano" (Demiàn Bichir), "il boia", ovvero Oswaldo Mobray (Tim Roth), il cawboy Joe Gage (Michael Madsen) e infine l'anziano generale confederato Sanford Smithers (Craig Stark). Il film, diviso in sei capitoli, è il risultato più rappresentativo del cinema stagnante di Tarantino, con l'aggravante caratteristica (onnipresente) di una durata davvero estenuante e superflua. Rincara la dose un inutile versione estesa da 187 minuti. il film assume l'appellativo di Western solo approssimativamente, riconoscibile ovviamente dall'ambiente e dai costumi. Ma ciò che più manca a questa opera è un certo individualismo che possa distaccarsi notevolmente dallo stile d'origine. Il problema sta proprio lì.. Tarantino deve in qualche modo liberarsi.. smettere di mostrarsi come tale, dare un taglio al solito approccio registico. Questo fattore, di fatto, non ci dà la certezza assoluta di un miglioramento effettivo, ma rappresenterebbe già di per sé una significativa svolta. 

 

La scena memorabile: Solo una, quella voluta inquadratura suggestiva dei cavalli della diligenza mentre galoppano..

 

La scena più irritante: Il racconto del Maggiore Warren che spiega al vecchio Generale confederato Smithers, le dinamiche dell'uccisione di suo figlio che in punto di morte esaudisce l'ultimo desiderio "orale" imposto.. 

 

4/10

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