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Tutti dentro

Regia di Alberto Sordi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tutti dentro

di hallorann
6 stelle

Nel 1984 l’Italia era appena passata attraverso gli scandali della P2, l’arresto del presentatore televisivo Enzo Tortora nell’ambito della maxi operazione anti NCO di Raffaele Cutolo che portò in carcere pregiudicati e personaggi insospettabili di ogni estrazione sociale. Prendendo ispirazione da questi spunti di cronaca giudiziaria Alberto Sordi, Rodolfo Sonego e la collaborazione del produttore Augusto Caminito costruirono TUTTI DENTRO, esplicito fin dal titolo, commedia di matrice farsesca satirica e profetica. Annibale Salvemini è un giudice dai boccoli profumati (alla Gianni De Michelis, quando era un ministro socialista rampante e in auge in quegli anni), dalla montatura a goccia e dall’eccessivo zelo professionale, dinamico, intraprendente e fumatore di Marlboro Light senza disdegnare le Multifilter. Insieme al collega più anziano Vanzetti è titolare di un’inchiesta delicata di tangenti su forniture di petrolio etc. (che ricordano lo scandalo Eni-Petromin del decennio precedente), in cui sono coinvolti faccendieri, politici e showgirl come la cantante Iris Dal Monte. Salvemini incontra per caso in un night alcuni personaggi della sua inchiesta compreso l’amico d’infanzia Corrado Parisi, mediatore d’affari ambiguo e carismatico, questi invita lui e la moglie nella “sua” villa sulla Costa Azzurra dove conoscerà il cavaliere meneghino Mariotti, l’ingegnere Arduini e il petroliere Ferrero. Il giudice rassicura Corrado che i suoi amici sono fuori dall’inchiesta di cui si sta occupando. Non è così. Vanzetti, prudente e scrupoloso, va in pensione intimando il collega con una frase di Talleyrand “soprattutto non troppo zelo” ma Salvemini firma ben 354 mandati di cattura fregandosene di tutti. Spedisce in gattabuia la femme fatale Dal Monte, testimone scomoda di passaggi di tangenti (come alcuni anni dopo la "teste Omega" Stefania Ariosto del Lodo Mondadori) e sospettata di essere andata a letto con un ministro. E ancora un noto mezzobusto del TG2, faccendieri, gli amici di Parisi, tre suore e persino un frate. Inoltre scopre che l’amico Parisi si chiama anche (a seconda delle esigenze) Emilio ed è un corruttore patentato, spicca un mandato di cattura contro di lui ma gli sfugge. La scarcerazione di alcuni imputati eccellenti è legata a Parisi e quindi il magistrato cappellone decide di recarsi in Marocco dalla fresca scarcerata per decorrenza dei termini Iris di cui si è pure leggermente invaghito. Con un inganno fa arrivare dalla Spagna, in un albergo di Marrakech, il latitante Parisi, il quale tenta di corromperlo con un assegno milionario poco prima che scattino le manette dell’Interpol. Qualcosa va storto, Salvemini quando rientra in Italia troverà delle sorprese: un “canestrino” intestato a lui e delle ingenuità fatali.

TUTTI DENTRO, tra le regie di Sordi è una delle meno peggio, certo un altro regista avrebbe sfruttato meglio il copione originale ma tutto sommato il comico romano dietro la macchina da presa ha reso un buon servizio a Sordi attore. Il personaggio di Salvemini non è un mostro di simpatia, fa il suo dovere, ha una buona dose di protagonismo mediatico e infine rimane vittima delle sue debolezze e del meccanismo da lui stesso innescato. Sordi attore occupa la scena senza fagocitare il film, la storia e gli altri personaggi; Sordi regista modula il qualunquismo, si sottrae dall’imbarcarsi in argomenti troppo scottanti come il “fenomeno del pentitismo” (solo un accenno all’inizio) e dice frasi sibilline e retoriche: “la macchina della giustizia è lenta ma quando si muove è imprevedibile e ti raggiunge ovunque tu sia”. Joe Pesci è il faccendiere diabolico alla Flavio Carboni Corrado Emilio Parisi, Dalila Di Lazzaro a tratti scialba a tratti convincente è la canterina (senza saper cantare) Iris, un ibrido di tante donne vicine al potere che di lì a poco invaderanno la scena e il sottobosco del nostro mondo politico. Le musiche di Piero Piccioni seguono i toni della commedia giudiziaria, intriganti quando si rifanno a sonorità anni settanta, dozzinali quando sottolineano il registro finto grottesco di TUTTI DENTRO.

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