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Arès

Regia di Jean-Patrick Benes vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arès

di axe
7 stelle

Il regista immagina la Francia del futuro come una nazione in decadenza. Nonostante gli aiuti economici ricevuti dalla Cina, il popolo vive in povertà e senza prospettive; tra gli espedienti per la sopravvivenza spiccano la pratica di "vendere" il proprio corpo alle ricche e spietate multinazionali del farmaco, per sperimentazioni spesso letali e le scommesse su lottatori, che ingaggiano sfide all'ultimo sangue all'interno di una gabbia-ring. Protagonista è proprio un atleta, ormai non più sulla cresta dell'onda, che accetta di sperimentare una nuova pericolosa droga sintentica durante i combattimenti, per aiutare la sorella - facente parte di un movimento di opposizione allo status quo - in difficoltà. La vicenda è lineare, e a parte un paio di colpi di scena, tra i quali la spiazzante conclusione, prevedibile nello scioglimento. Il film ha due pregi, il primo dei quali è una valida ricostruzione dell'ipotetica decadenza futura. Teatro della vicenda è infatti una Parigi sciatta e fumosa, illuminata a sprazzi da neon e maxischermi pubblicitari, in cui spicca il costrasto tra lo stile di vita dei pochi ricchi - asserragliati in palazzi eleganti e luminosi - e dei molti poveri, posizionati in strade, tendopoli, piccoli appartamenti in grattacieli-alveare che richiamano quelli di molte città asiatiche del nostro tempo. Secondo pregio, la recitazione degli attori, decisamente convincente. Il protagonista è una persona schiva e decisamente non idealista; disilluso e disinteressato ai propositi della sorella, decide di calarsi nella vicenda esclusivamente per aiutarla e, successivamente, per fare giustizia. La scelta che fa alla fine del racconto, lo trasforma in un simbolo per chi si oppone allo strapotere di multinazionali e governo asservito ad esse, ma involontariamente, perchè egli avrebbe voluto semplicemente vivere senza fastidi, e ha compreso che gli sarebbe, da quel momento in avanti gli sarebbe stato impossibile. Validi anche i comprimari, seppur con qualche stereotipo di troppo. Il ritmo della narrazione serratissimo. Il film dura poco più di 75 minuti, gli eventi si susseguono uno dietro l'altro, i tempi morti sono ridotti al minimo, e molte cose, dopo la breve introduzione, non sono spiegate; ma lo spettatore può comunque capirle grazie ai dialoghi e le immagini. Un buon prodotto di fantascienza, che unisce dramma familiare, azione e denuncia sociale, senza essere eccessivamente retorico.

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