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Poltergeist

Regia di Gil Kenan vedi scheda film

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La recensione su Poltergeist

di maurizio73
5 stelle

Modesto epigono targato Ghost House che sembra partire bene nel suggerire l'ambiguità di plausibili spiegazioni ecologiste a base di inquinamento elettromagnetico e pavor notturno ma che si perde presto nella banalità di una messa in scena che riconduce la materia cinefila alla sommatoria di una serie di dejavù senza arte nè parte.

Quando la famiglia Bowen si trasferisce nella nuova ed economica villetta di periferia, non immagina nemmeno che le sue fondamenta poggiano su di un vecchio cimitero mai dismesso e che le inquiete presenze di spiriti malvagi e violenti prenderanno di mira la piccola Madison nella loro disperata ricerca di una via di fuga verso la luce e la salvezza eterna.

 

locandina

Poltergeist (2015): locandina

 

Di rivedere e correggere all'era della pervasività tecnologica e della connettività social un soggetto tanto classico quanto moderno come quello che Spielberg aveva concesso in comodato d'uso al buon Toobe Hooper più di tre decenni prima, non se ne sentiva davvero il bisogno. Non sembra dello stesso avviso la Metro-Goldwyn-Mayer che, in quanto detentrice dei diritti, ha pensato bene di sfornare l'ennesimo rifacimento di un horror per famiglie che, nel tentativo di omaggiare l'originale, finisce per confezionare la solita ghost-house-story che ne ripropone fiaccamente atmosfere e luoghi comuni, sfoggiando al contempo fedeltà filologica quanto una sconfortante povertà di idee e mezzi tecnici. Ne riesce un modesto epigono targato Ghost House che sembra partire bene nel suggerire l'ambiguità di plausibili spiegazioni ecologiste a base di inquinamento elettromagnetico e pavor notturno ma che fa presto a smarrirsi nella banalità di una messa in scena in cui l'uso spropositato del piano sequenza e la fiacchezza del ritmo riconducono la materia alla sommatoria di una serie di dejavù cinefili senza arte nè parte, riproponendo una storia che guarda svogliatamente all'epica della famiglia americana in crisi (lui è disoccupato, lei scrittrice fallita) tra le fauci del maligno (Amytiville Horror) pagare lo scotto per una speculazione edilizia profanatrice (Poltergheist - Oscure Presenze), ma che finisce per trarsi d'impaccio grazie ad una ritrovata solidarietà tra consanguinei che li aiuti ad attraversare gli oscuri e perigliosi territori astrali di una dimensione ultraterrena confinata tra i cavedi di casa (Insidious). Se nel conteggio finale poi gli sbadigli sembrano sopravanzare di molto i rari soprassalti delle scene più riuscite e tutte tratte dalla fervida immaginazione del grande Spielberg (lo schermo luminescente di una tv come portale di una mistificazione subliminale, la minacciosa potenza vegetale di un albero ululante, il microcosmo gravitazionale di sfere iridescenti, le orripilanti traveggole di sconcertanti allucinazioni sensoriali), quello che più fa difetto al film sembrano invece le incongruenze di una sceneggiatura che passa senza colpo ferire dallo scetticismo del classico 'al lupo, al lupo' alla fede incondizionata verso una pseudo-scienza che ci illustra, col rigore della tecnica ma senza la magia dell'incanto per il fantastico, balzane teorie sulla bilocazione e gli astuti stratagemmi di un filo di Arianna teso tra il mondo dei vivi e quello dei morti; tutto a favore di una telecamera ad uso e consumo degli annoiati spettatori dei soliti programmi del found-footage di case infestate. Per un Sam Rockwell più bollito del solito che fa rimpiangere,e di molto, la prestanza rassicurante di Craig T. Nelson ed una Rosemarie DeWitt più convincente e singolarmente somigliante alla materna e sensuale JoBeth Williams, chi ci manca di più è il ricordo del visino angelico di una incomparabile Heather O'Rourke, la povera e sfortunata Carol Anne la cui voce ci giunge come un'eco lontana e dolcissima da quell'intangibile dimensione della memoria e del sogno che chiamiamo cinema. 

 

 

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