Espandi menu
cerca
Il triangolo della paura

Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

HypnoticEye

HypnoticEye

Iscritto dal 16 luglio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 8
  • Post -
  • Recensioni 105
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il triangolo della paura

di HypnoticEye
2 stelle

Negli anni '80 Anthony M. Dawson (il romanissimo Antonio Margheriti) si era specializzato in film di guerriglia nella giungla girati nelle Filippine ("L'ultimo cacciatore", "Fuga dall'arcipelago maledetto", "Tornado"). "Il triangolo della paura", che si presenta come il capitolo conclusivo di un’ideale trilogia sui mercenari (inaugurata da "Arcobaleno selvaggio" e proseguita con "Commando Leopard"), è il più tardo e il meno riuscito di questa manciata di avventurosi d’imitazione destinati al mercato internazionale. Dei tre film, realizzati in coproduzione con la Germania, è quello con il budget più basso e le pretese minori, tanto che in ogni fotogramma è percepibile un’atmosfera di smobilitazione del cinema italiano di genere, il quale, nel corso di quel decennio e sul versante del genere d’azione, aveva trovato l'opportunità di un effimero rinnovamento a livello commerciale grazie alla distribuzione nei circuiti del terzo mondo, ma che con la progressiva e rapida saturazione degli stessi stava rovinosamente precipitando in una crisi irreversibile e definitiva all’inizio dei ‘90. Una trama farraginosa e difficile da seguire, dialoghi improbabili e scene d’azione fiacche e convenzionali non contribuiscono ad elevare la qualità del film, la quale risentì anche di tempi di preparazione ristrettissimi e dei danni e dei ritardi procurati da una serie infinita di incidenti e contrattempi (dalle cattive condizioni di salute di uno degli attori principali a un violento tifone che si abbatté sulla località dove la troupe alloggiava e stava girando). Unico motivo d’interesse è dato dall’assemblaggio di tanti volti amati dai fans del cinema di genere, in modo particolare quelli degli indimenticabili Lee Van Cleef (qui in una delle sue ultime apparizioni dato che, dopo questa, farà in tempo a prendere parte solamente ad altre due pellicole) e Donald Pleasence (lui l’attore con problemi di salute, che però avrebbe ancora lavorato in più di venti film). Due vere e proprie icone del cinema d’azione violenta che già avevano recitato assieme in "1997: fuga da New York". Se nel capolavoro di Carpenter erano impiegati in maniera efficacemente funzionale alla caratterizzazione dei loro personaggi, in questa mesta e “crepuscolare” pellicola di Margheriti sono un po' sprecati, l’intensità delle loro facce patibolari è sottoutilizzata.

Antonio Margheriti

Regia professionale ma anonima quasi quanto quella di Ignazio Dolce (Paul D. Robinson), che con "Angel Hill - L'ultima missione" e "Colli di cuoio" ha toccato i punti più bassi del filone all'italiana dei film di guerriglia nella giungla asiatica (il Vietnam per Dolce, la Thailandia per la pellicola di Margheriti).

Lee Van Cleef

Qui è al suo terzultimo film. Fa piacere ritrovarlo, ma è sprecato.

Donald Pleasence

Oramai anche lui a fine carriera ma, a differenza di Lee Van Cleef, qualche anno di vita in più davanti gli permise di partecipare ancora a tanti film. Come Van Cleef, è sempre piacevole da vedere anche se impiegato poco.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati