Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Uno dei film meno strutturati di Totò, con una trama evanescente (un padre trasformista che deve sbarcare il lunario di 500.000 lire al mese, una cifra enorme per gli anni 60, per mantenere la figlia in un lussuoso Collegio privato inventandosi sofisticate truffe ai danni di malcapitati e ingenui), ma che ci ha donato alcune delle gag più esilaranti ancora oggi in circolazione: oltre a citare la famigerata vendita della Fontana di Trevi, mi piace ricordare lo sketch delle dita incastrate nella rotella del telefono e come viene risolto...
Certo, non siamo di fronte alla cinematografia colta, ma le performance di Totò circondato sempre da ottime spalle (tra cui Nino Taranto che peraltro non si considerava tale...), certi climi surreali e anche diversi riferimenti alla società che cambia (Totò ragazzo padre, una società falsamente democratica ancora a due velocità, ...) me lo rendono particolarmente gradevole.
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